PERE, TORNANO I VOLUMI E UN MODERATO OTTIMISMO

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I frutteti finalmente carichi di pere pronte per la raccolta, come non si vedeva da alcuni anni in tutte le zone produttive vocate, da Ferrara a Modena. Quest’anno la prima certezza è che le pere ci sono: sia le varietà estive, dalla Carmen alla Santa Maria, seppur con produzioni non straordinarie e anche la William e l’Abate, una delle varietà che negli ultimi anni era letteralmente “sparita” dal mercato.

A spiegarlo è Agrimpresa che ricorda la situazione produttiva emergenziale degli anni scorsi con un’importante contrazione di superfici con numerosi estirpi in tutta l’Emilia Romagna.
Sicuramente non basterà un’annata positiva a risollevare un comparto che attraversa una crisi senza
precedenti ma almeno gli agricoltori tentano di risollevare la testa, come spiega il produttore Claudio Mazzetti: “Quest’anno la William è tornata a produrre: la mia media aziendale è di circa 350 q/ha e, sentendo anche gli altri pericoltori del territorio, direi che la forbice è dai 300 ai 350 quintali. Naturalmente occorrerà attendere i dati ufficiali, ma siamo comunque lontani dalla quasi totale assenza di produttività del 2022 e 2023. Anche a livello di qualità siamo soddisfatti, non siamo tornati ai calibri
di quattro o cinque anni fa ma il prodotto è sano e viene riconosciuto anche come prezzo, soprattutto per il prodotto di prima qualità che viene pagato circa 0,80 euro al chilo ma anche per quello destinato all’industria. Anche qui ci sono sicuramente dei distinguo per chi conferisce in strutture cooperative, alle aste o direttamente ai commercianti, ma il prezzo è comunque soddisfacente”.

Per quello che riguarda l’Abate, si è iniziato a raccogliere a fine agosto. “Sicuramente c’è stato un buon accrescimento e il prodotto appare, in generale, abbastanza sano. Naturalmente i problemi soliti non sono stati debellati e ci aspettiamo un po’ di maculatura bruna e di marciume calicino, dovuto all’andamento climatico che ha visto, soprattutto dopo Ferragosto, l’aumento delle precipitazioni dopo un lungo periodo di siccità. Il pre-raccolta è un momento molto delicato, perché natura mente non si possono fare trattamenti e quindi si spera che la percentuale di danni rimanga contenuta. Voglio però essere chiaro: non stiamo parlando di un’annata eccezionale, le fitopatologie ci sono e anche i fenomeni climatici estremi, anche se forse più attenuati e meno diffusi rispetto agli anni scorsi e quindi basta questa annata positiva a recuperare le gravissime perdite produttive degli anni scorsi. Confidiamo comunque in prezzi abbastanza sostenuti anche per l’Abate perché, anche se il prodotto c’è, mancano sicuramente le scorte e la richiesta di mercato dovrebbe essere elevata”.

Il nodo assicurazioni ancora da sciogliere

Mentre i produttori si accingono, dunque, a raccogliere la “Regina delle pere” quella che negli anni
scorsi è stata forse l’emblema della debacle della pericoltura emiliano-romagnola, la sorpresa in negativo è però legata alle assicurazioni agricole.
“Un fattore che pesa – continua Mazzetti – sulla capacità produttiva delle aziende è certamente quello assicurativo. Fino a qualche anno fa il sistema delle assicurazioni agevolate al 70% consentiva alle aziende agricole di avere qualche certezza reddituale in caso di danni da fenomeni climatici estremi. Ora non solo il contributo agevolato è sceso al 52% per il 2024 ma si tratta di una misura retroattiva, tanto
che le aziende hanno ricevuto ora, per l’annata 2022, un acconto del 40% del contributo e ne riceveranno uno del 12% tra qualche mese e sarà tutto quello che arriverà nelle loro tasche per ammortizzare la stipula delle assicurazioni di due anni fa e così sarà, se le cose non cambieranno, anche per il 2023 e 24. Io credo che non si possa, in questa fase di cambiamenti climatici così estremi e imprevedibili, puntare solo sulla difesa diretta: non tutte le aziende hanno le condizioni e i redditi per difendersi da grandine e gelo con reti o dispositivi antibrina, anche se acquistati attraverso agevolazioni. Una difesa indiretta efficace, che le assicurazioni garantivano pare, però, ormai una chimera, a discapito della capacità delle aziende non solo di sopravvivere ma di investire e innovarsi. Con questo sistema non basterà un’annata buona per convincere i produttori pericoli a non estirpare”.

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