PERE: SULL’ANNATA DATI INCORAGGIANTI, MA LA GDO FRENA GLI ENTUSIASMI

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Si è svolta questa mattina a Ferrara nell’ambito del FuturPera la seconda ed ultima giornata di lavori del World Pear Forum dedicata all’analisi dei mercati internazionali in termini di trend di produzione e consumi.

Il quadro descritto dai rappresentanti della produzione è tutto sommato positivo: “Per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo aggiornamento disponibile relativo alla fine di ottobre ha messo in luce un livello di offerta solo lievemente superiore a quello del 2016, in linea con quello del triennio 2013-2016, mentre i dati sulle giacenze dimostrano un ritmo di vendita normale per il periodo. A fronte di ciò e di una buona qualità del prodotto, ci sono ottimi presupposti per uno svolgimento regolare della stagione commerciale”, ha spiegato Gianni Amidei, presidente dell’OI Pera.

Rispetto ai consumi, analizzati dettagliatamente da Daria Lodi del Cso, nell’ultimo triennio, a parità di prezzi, la crescita della domanda di pere è stata positiva e costante, raggiungendo un tasso di penetrazione variabile tra il 93% della macroarea del Nord Ovest e l’86% del Nord Est e un acquisto medio per famiglia su base annua, a livello nazionale, di circa 17 chilogrammi. “Per il 2017 – ha anticipato Lodi –, ipotizzando pari consumi rispetto allo scorso anno durante il quarto trimestre, si potrebbe raggiungere una crescita dell’1% sul 2016. Nei soli primi nove mesi, infatti, le pere acquistate sono state pari a 264 mila tonnellate”.

Dati positivi che tuttavia non sembrano trovare pieno riscontro nelle parole dei rappresentanti della distribuzione intervenuti durante la tavola rotonda.

“In base alle nostre rilevazioni interne non rileviamo numeri tanto soddisfacenti. In particolare la frenata dei consumi durante la seconda metà della stagione a fronte di un contestuale aumento delle vendite in controstagione ci deve fare riflettere”, ha dichiarato Germano Fabiani di Coop Italia, che un po’ provocatoriamente ha aggiunto: “Probabilmente siamo noi a non interpretare bene la proposta in termini di assortimento, oppure potrebbe essere un problema di offerta poco soddisfacente”.

“Il comparto dovrebbe ragionare sul perché il gusto pera sia il più venduto tra i succhi di frutta, categoria in crescita grazie alle preferenze dei giovani consumatori (a cui al contrario non è assolutamente ascrivibile l’incremento del fresco). Potrebbe essere  uno spunto per fare altri tipi di valutazione in un’ottica di sviluppo varietale. Ma non solo, in Coop – conclude – il 40% delle vendite è dato dal prodotto confezionato, al contrario dei dati che danno tale percentuale al 3%. Credo che la strada dell’etichette parlanti, in grado di raccontare la storia del prodotto al cliente, costituisca un vero plus per tutta la categoria dell’ortofrutta”.

Della stessa opinione Gianmarco Guernelli di Conad. “In base alle nostre rilevazioni, in dieci anni l’incidenza delle vendite di pere rispetto all’acquisto totale di frutta è sceso dell’1%, nonostante un lieve recupero registrato negli ultimi 2 anni, forse non casualmente in coincidenza con le ultime aggregazioni”.

Le relazioni presentate nel World Pear Forum di oggi verranno dettagliatamente riferite nella newsletter del Corriere Ortofrutticolo di lunedì.

Chiara Brandi 

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