PERE, PIRANI (PATFRUT): “SU ABATE OFFERTA DEVE ESSERE CONTROLLATA DA MENO OPERATORI”

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Danilo Pirani (nella foto), direttore generale di Patfrut. cooperativa di Ferrara in grado di commercializzare oltre 360mila quintali di patate e cipolle, circa 600mila quintali di frutta (di cui oltre 453mila quintali solo di pere) ed oltre 400 mila quintali di orticole industriali nel 2011, delinea il quadro generale del mercato delle pere.

   

 

Pirani conferma un aumento di produzione in Italia del 65% rispetto al 2010 e del 30% sulla media degli ultimi anni (per Abate e Kaiser +75% sul 2010 e più 45% sui cinque anni precedenti Williams +40% rispetto al 2010 e +15% sui 5 anni, Decana e Conference +30% rispetto al 2010 in linea con gli ultimi 5 anni). Stagnanti i consumi. “ Nel settore pere – sottolinea Pirani – i volumi di vendita nei primi 3 mesi di commercializzazione sono aumentati proporzionalmente all’aumento della produzione registrato nel 2011, attestando le giacenze a fine ottobre, rispetto agli anni precedenti, nella stessa condizione di fine raccolta, in linea con quelle che erano le ipotesi di vendita del primo periodo”.

Per quanto riguarda la situazione a livello commerciale il direttore di Patfrut fa un distinguo in merito a pere estive ed autunnali (William compresa) e invernali (specie Abate). Le estive e autunnali “dopo un inizio di commercializzazione difficile, sia in termini di volumi che di quotazioni, dall’inizio del mese di ottobre stanno registrando un buon incremento delle vendite ed una ripresa delle quotazioni, tali da far rientrare il gruppo nelle normali condizioni di mercato registratesi negli ultimi 5 anni”.

Per quanto riguarda le invernali (quindi al momento solo l’Abate) “non essendo ancora il momento della fase principale di mercato per le altre varietà, le condizioni commerciali sono molto variegate ed ancora confuse. A determinare questa situazione contribuisce principalmente l’eccessivo frazionamento del prodotto, che determina il non controllo dell’offerta. È vero che le prime 15 strutture commerciali che gestiscono la varietà ne controllano circa il 40%, ma è altrettanto vero che il rimanente 60% è frazionato in molte decine di altri operatori, che rendono incontrollabile sia il de-stoccaggio che l’offerta commerciale”.

“Gli stessi 15 principali operatori commerciali – aggiunge Pirani – sono aziende sostanzialmente diverse tra loro, quindi solo per alcune le pere rappresentano il core business, e pur coordinandosi per organizzare in modo ottimale il de-stoccaggio e la collocazione sul mercato del prodotto, spesso fanno prevalere le priorità di gestione interna delle singole imprese rispetto al disegno comune”.

“Nello specifico i volumi venduti sono importanti ed in linea con l’ipotesi normale di de-stoccaggio, mentre le quotazioni sono inferiori alle aspettative”. Pirani infine fa un’ultima considerazione sulle “necessarie riorganizzazioni del settore: “Pur in presenza di una produzione particolarmente abbondante, il mercato e la connotazione specifica della varietà Abate sarebbero in grado di garantire la totale collocazione, a condizione di valori normali rispetto alla media degli anni precedenti. Questa situazione però, si realizzerà soltanto quando l’offerta sarà controllata da un minor numero di operatori commerciali”.

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