PERE: NASCE UN MAXI POLO DA 1 MILIONE DI QUINTALI, E SPUNTA ANCHE IL KIWI…

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Il dado è tratto. Il mondo della pera italiana di qualità si aggrega attorno a due poli: il progetto Per.A. – a larghissima base cooperativa – guidato da Luca Granata sotto l’ombrello di Apo Conerpo e il coordinamento operativo di Agrintesa e una nuova aggregazione (leggi news) che chiameremo per comodità ex-PeraItalia, a larga base privata ma con significative presenze cooperative (Apofruit, Terremerse).

La novità è che dopo qualche incertezza e dopo aver perso un socio forte come il gruppo Mazzoni – che dopo aver firmato con gli altri privati contro Per.A ha finito per aderire proprio alla newco di Granata – Salvi, Spreafico, Zani, Apofruit e Pempa Corer hanno rotto gli indugi e sono usciti allo scoperto col loro progetto che non è meno ambizioso di quello di Granata.

Intanto una aggregazione aperta a tutto il sistema ortofrutticolo nazionale, avente come obiettivo non solo le pere. E qui viene subito in mente il kiwi, altra nostra grande speciality bisognosa di progetti innovativi e che potrebbe rendere molto di più di adesso.

Un progetto ‘a rete’ “che valorizzi le risorse, il posizionamento di mercato e la specializzazione delle imprese socie”. Quindi, pare di capire, un progetto più flessibile di Per.A e con minori rigidità sul fronte commerciale. Infine un progetto tagliato su misura di imprese già strutturate che vogliono aggredire nuovi mercati senza caricarsi di ulteriori costi e che vuole sfruttare i migliori esempi di successo di ‘club di prodotto’.

L’obiettivo generale dei due poli è la creazione di valore per le imprese agricole attraverso efficienti strategie di aggregazione della produzione e innovative politiche di marca e comunicazione. Obiettivo comune, percorsi e soggetti diversi che lavoreranno sul mercato al quale toccherà in ultima istanza dare il verdetto definitivo. E non è detto che prima o poi i due poli non possano trovare momenti di collaborazione magari sui mercati esteri (come avviene per le mele del Trentino Alto Adige). Intanto l’ex-PeraItalia attende nuovi ingressi che dovrebbero portare la quantità di prodotto controllata a oltre 1 milione di quintali mentre tutto il lavoro fatto finora sul marchio e sul packaging verrà rilanciato e valorizzato appena la nuova aggregazione avrà definito base sociale e modus operandi.

Insomma l’aggregazione – da tutti sempre invocata e auspicata – adesso è servita, con un contorno di forte competizione. Attorno al capezzale del prodotto pera i medici si affollano: vedremo chi proporrà la terapia migliore.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

 

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