PERE IN DIFFICOLTÀ SUI CALIBRI PICCOLI, SALVI: “SEGMENTAZIONE E PROMOZIONE PER SFONDARE SUI MERCATI”

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Stagione tribolata per le pere italiane Consumi statici, prezzi insoddisfacenti, specialmente per il prodotto con calibro medio piccolo, che si sta rivelando come il vero tallone d’Achille della produzione. L’orizzonte non sembra essere insomma dei migliori, almeno per questa annata, anche se non tutti danno una valutazione generale così negativa.

Tutto sembrava far presagire al meglio a inizio campagna, a settembre, quando vi erano stati alcuni segnali di ottimismo grazie a vendite sostenute e a prezzi alti. La situazione, però, nelle settimane successive è rapidamente mutata in peggio. Per la varietà Abate, la regina delle varietà in Italia con quantità che a seconda delle annate varia tra le 250 e le 300 mila tonnellate, sono stati mesi molto complicati. “Credo vi sia stata una errata valutazione al momento della raccolta”, spiega Marco Salvi (nella foto), a capo dell’omonima impresa ferrarese e presidente di FruitImprese.

“Si prevedevano quantitativi più alti rispetto all’annata scorsa, assai scarsa a volume, con una crescita del 20-25% per l’Abate. Ma nel contempo non si è considerato che i nostri principali competitors, tra cui Belgio e Olanda con la Conference e Portogallo con la Rocha, avevano produzioni normali”. Un ottimismo eccessivo che si è tradotto in perdita di spazi commerciali. “In particolare i mercati emergenti, tra cui la Russia e altre aree del Nord Europa, hanno preferito acquistare le varietà di pere dei Paesi nostri concorrenti a prezzi più bassi”.

Un altro fattore che ha complicato la campagna è stata la difficoltà a collocare o meglio valorizzare i calibri medi in particolare il 65/70. “La qualità del prodotto si è sempre mantenuta su buoni livelli – premette Salvi – ma i consumi e le vendite hanno premiato soltanto i calibri medio-grandi, dal 70 in su. Per le pezzature inferiori, dal 60 al 70 i clienti scarseggiano. Il vero problema – spiega l’imprenditore ferrarese – è che noi italiani riusciamo a valorizzare solamente l’Abate dal calibro 70 in su, mentre i Paesi concorrenti come Belgio e Olanda con le rispettive varietà riescono a farlo anche con calibri più piccoli, cosa che permette loro di vendere bene tutte le pezzature”.

In sostanza, secondo Salvi, “dobbiamo lavorare per aprire nuovi sbocchi commerciali su altri Paesi, copiando dai nostri concorrenti europei e fare promozione”. Il rischio per il settore in Italia è di “cullarsi troppo sul fatto che siamo gli unici a produrre le pere Abate nell’Emisfero Nord. In realtà – ammette il presidente di FruitImprese – non siamo sufficientemente capaci di comunicare le caratteristiche del prodotto e promuoverle nei mercati. Dobbiamo salvaguardare questa nostra eccellenza frutticola allargando gli orizzonti affinché le nostre pere arrivino sulle tavole dei consumatori di tutto il mondo, non solo in Italia, Germania e Francia. Il salto di qualità passa attraverso una massiccia ed efficace azione di promozione e comunicazione sui mercati e un’attività più mirata per collocare anche i calibri attualmente in difficoltà, cioè quelli 60/65 e 65/70, che rappresentano una percentuale importante della produzione e sono comunque pere di buon livello qualitativo. L’Italia é leader mondiale a livello produttivo – sintetizza il numero uno di Salvi Unacoa – ma non è ancora determinante sui mercati. Bisogna lavorare su segmentazione del prodotto e nuovi investimenti per conquistare nuovi consumatori”.

Sulle prospettive per i prossimi mesi, tuttavia, Salvi non è pessimista: “La qualità del prodotto si mantiene buona, così come i consumi. Quindi se proseguirà questo ritmo di vendita e il destoccaggio della merce sarà regolare, andremo verso un miglioramento del mercato per il prodotto di qualità, con un rialzo dei prezzi che finora sono stati al di sotto delle aspettative. Le notizie che arrivano dall’emisfero Sud ci fanno ben sperare per la seconda parte della campagna in quanto i volumi esportati da Cile, Argentina e Sudafrica saranno più bassi rispetto alle prime previsioni e il prodotto arriverà in Europa in ritardo di circa due settimane il che consentirà al prodotto italiano di allungare la campagna commerciale”.

Emanuele Zanini

emanuele.zanini@corriere.ducawebdesign.it

 

 

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