PERA: IL PIANO GRANATA VALE 200 MILA TONS, NE SERVONO DI PIÙ

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E’ sceso in pianura ma vola sempre una spanna sopra tutti. In una ventina di minuti, domenica mattina, vestendo (unico tra i dirigenti) un piumino aziendale Agrintesa, ha spiegato ai produttori della cooperativa che conferiscono allo stabilimento di Castelfranco Emilia la ‘rivoluzione della pera’, un’idea non sua ma che lui ha tradotto in progetto.

Ha detto ai produttori che avranno redditi più sicuri e più alti senza tirare fuori un soldo ad una sola, determinante condizione: non vendere più una pera che sia una, qualunque sia la varietà, la pezzatura, biologica o da industria che sia, se non attraverso la nuova società commerciale che metterà in piedi in poche settimane e che sarà pienamente operativa dalla prossima campagna. Se queste premesse non dovessero essere mantenute, i produttori potrebbero recedere dal contratto senza penalizzazioni, tornando a vendere come prima. Usando parole per lo più semplici (qualcuno non ha capito cosa volesse dire ‘business concept’ ma non importa, è stata l’unica eccezione alla semplicità) che se le avesse dette un altro avrebbero suscitato almeno qualche perplessità, Luca Granata è riuscito ad essere efficace e convincente come un guru del marketing.

Il progetto si chiama, neanche a farlo apposta, P.E.R.A. (e solo uno come Granata poteva arrivarci), che sta per Pericoltori Emiliano Romagnoli Aggregati. I promotori del progetto sono Agrintesa, Fruit Modena Group e Patfrut con il coordinamento di Apoconerpo, che insieme valgono circa 180 mila tonnellate di pere, il 23% delle pere italiane. Ma non basta, non bastano. Granata richiede una massa critica più ampia, sotto l’ombrello della nuova società commerciale, per far decollare il suo piano basato su un marchio commerciale, economie di scala, massicce campagne commerciali, una strategia per l’export. Dunque Granata batte il territorio – si sta muovendo in sei diverse province – per cercare un’aggregazione più ampia tra mondo della cooperazione e privati, fa incontri come quello di Castelfranco Emilia a spron battuto. Afferma che i promotori sono i promotori, hanno il merito di averci creduto per primi ma i proprietari della nuova società saranno tutti coloro che vi aderiranno. Si è dato un tempo limitato e un orizzonte: arrivare a 400 mila tonnellate delle 700 e più mila che sono prodotte in Italia, auspicando la partecipazione al progetto di aziende come Afe-Unacoa, Apofruit, Apo Scaligera, Cofrutta, Eur Op Fruit, Granfrutta Zani, La Diamantina, Mazzoni, Minguzzi, Op Cor.Ma., Op Ferrara, Op Nordest, Op Kiwi Sole, Opera, Orogel Fresco, Pempacorer, Sistema Frutta. In poche parole le più grandi aziende del sistema pera italiano. Ma qualsiasi azienda che raggiunga i 50 ettari può partecipare direttamente alla newco e i più piccoli pure, alla condizione che si aggreghino prima di aderire fino a raggiungere la soglia dei 50 ettari.

"Il successo di Melinda – ha detto Granata in uno dei due soli cenni alla sua precedente esperienza professionale – è stato il successo di tante aziende di produzione che si sono messe insieme e sono diventate da concorrenti ad alleate". "Sulle pere fino ad oggi – ha spiegato – è stato fatto poco e le potenzialità sono enormi. Basti pensare che non esiste un solo marchio forte a livello planetario. Ho tre anni davanti e credo possa essere la più bella avventura della mia vita, oltre ad essere una grande sfida per il settore agro-industriale italiano. Dobbiamo concentrare l’offerta, arrivare a un unico grande polo. La concentrazione significa controllare il prezzo per arrivare a massimizzare il profitto del produttore. Tutto il progetto è teso a questo: migliorare le condizioni di chi produce".

Ma quali possibilità reali sono all’orizzonte? "Ci sono degli incerti – ha spiegato Granata – che devono ancora scegliere, ma la sfida è comunque incominciata con 200 mila tonnellate già aggregate. Più l’offerta sarà aggregata meno difficile sarà avere successo. Ma sono fiducioso. E credo nei miracoli".

Ai produttori di Agrintesa Granata ha chiesto di fare proselitismo, opera di convinzione tra i colleghi: "Il treno passa adesso e salire non vi costa niente, avete già gli impianti di lavorazione, avete tutto, dovete solo avere la voglia di provare". L’alternativa? Secondo Granata, un declino irrimediabile della pericoltura italiana originato dalla competizione fratricida sul prezzo.

Antonio Felice


Da sinistra: Cristian Moretti, direttore di Agrintesa, Raffaele Drei, presidente di Agrintesa, Gianni Amidei, amministratore delegato Gruppo Alegra e presidente della O.I. Pera, e Luca Granata

 

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