PER I SUOI PRIMI 70 ANNI IL VOG SI REGALA UN NUOVO LOGO

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70 anni meritavano un nuovo logo. E così è stato: VOG, il consorzio delle cooperative ortofrutticole dell’Alto Adige ha puntato sul rosso e sul verde e su un claim che recita "vicini alle mele. Vicino al cliente". Era l’agosto del 1945 quando, in un’Europa flagellata dalla guerra, un gruppo di coltivatori del settore melicolo capisce che non c’è altra scelta che quella di unire le forze in un momento così difficile.

Il Brennero era invalicabile, la Germania occupata dai tedeschi. Bisognava trovare altri spazi di vendita per sopravvivere e bisognava farlo assieme. VOG nasce da lì, anche dalla necessità di andare avanti comunque. Dopo 70 anni le cooperative sono diventate 16 e mettono assieme 5000 coltivatori che lavorano su quasi 11 mila ettari di superficie per una produzione annua che si attesta sulle 650 mila tonnellate di mele. Numeri che fanno del consorzio VOG la decima/undicesima realtà produttiva in Alto Adige per fatturato.

"Una grande famiglia" come ha più volte sottolineato il presidente Georg Kössler in occasione della celebrazione del settantennale. Sul valore della memoria come insegnamento, è tornato, Gerhard Dichgans, direttore di VOG, che ha ricordato come, agli albori dell’esperienza consortile, furono prese decisioni all’avanguardia, come l’assistenza in campo, la fornitura di fitofarmaci, la ricerca di strade per l’export, la trasformazione industriale di parte del prodotto, la richiesta di licenze di esportazioni nelle zone occupate dagli Alleati. Insomma, i padri fondatori avevano già tracciato la via. A seguire è arrivata la prima certificazione per le mele nell’Alto Adige – erano gli anni ’70 – il riconoscimento come prima OP da parte della Comunità Europea; la trasformazione dei meleti passati da una media di 700/800 piante per ettaro a 3000 alberelli. Tutto per incrementare la produttività, abbassando i costi di produzione e per diventare realmente concorrenziali. I momenti difficili non sono mancati, come quando, nel 1990, la Val Venosta prese la sua strada andando a fondare il consorzio Vi.P.

"Eppure – sottolinea Dichgans- ancora una volta la necessità di sopravvivenza ha portato al cambiamento. Sono gli anni della nascita del marchio Marlene e del lancio della mela Gala. Oggi siamo concentrati su commercializzazione e ricerca". E in questo gli fa eco il presidente Kössler che ha parlato dell’importanza di tre elementi nel consorzio: "la qualità, che è l’unico modo per distinguersi dalle altre realtà produttive; l’azione strategica nella commercializzazione, continuando a detenere le posizioni acquisite e al contempo spingere sull’internazionalizzazione; l’innovazione che in campo melicolo vuol dire nuove varietà e nuovi colori. Tempo di festeggiamenti, ma anche di raccolta: si inizia con le varietà più precoci e questa calda estate 2015 ha fatto un po’ penare, spingendo, ad esempio, in maniera eccessiva la maturazione della Gala che ha subito danni per eccesso di sole. Le perdite ci saranno, ma vengono giudicate ragionevoli, soprattutto se rapportate a quelle della zona padana. Meglio dovrebbe andare per le varietà più tardive, grazie a una metà di agosto decisamente più fresca.

"Diciamo che da proiezioni interne – spiega il direttore Dichgans – le perdite dovrebbero assestarsi sul 12/13 per cento. Siamo però contenti della pezzatura e della qualità delle mele". Per quanto riguarda i mercati, l’Europa è ormai giudicata un’economia in stagnazione che può interessarsi sì a nuove varietà, ma che non rappresenta più un bacino interessante per le dimensioni di vendita. Discorso, questo, che invece vale per Africa e Sud-est asiatico, sbocchi interessanti sia in termini di numeri che di valore. Se il Maghreb è ormai una certezza, il passo successivo è l’Africa Centrale, mentre al Sud-est asiatico si punta con mele stile Fuji, ovvero croccanti e molto dolci.

Francesca Ciancio

 

Nella prima foto in alto un momento della "festa di compleanno" per i 70 anni del Vog, con, al centro, il presidente Georg Kössler e alla sua destra il direttore Gerhard Dichgans

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