PATTO MAFIA-CASALESI SUL BUSINESS DELL’ORTOFRUTTA, 9 CONDANNE

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Dopo tre anni di udienze si è concluso con 9 condanne e 6 assoluzioni il processo chiamato "La Paganese", dal nome della ditta di autotrasporti coinvolta nelle indagini, sul ‘patto’ tra il clan dei Casalesi e il gruppo dei corleonesi nella gestione dei mercati ortofrutticoli in tutta Italia e per il trasporto di frutta e verdura.

Il collegio B della seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduto da Luigi Picardi con i giudici Valentina Giovanniello e Nicola Paone, ha condannato a 13 anni di reclusione Salvatore Fasanella, Felice Graziano a due anni e 6 mesi di reclusione, Antonio Pagano a 9 anni, Antonio Panico a 4 anni e 6 mesi, Almerico Sacco a 13 anni, Gaetano Sacco a 13 anni, Francesco Schiavone 12 anni e 6 mesi, Paolo Schiavone a 10 anni e 3 mesi, nonchè Gaetano Riina, fratello del boss Totò, a sei anni. Gli assolti, Giuseppina Battista, Ferdinando Damato, Stefano Federigo, Micillo Francesco, Nicola Graziano e Nicola Schiavone.

"Le condanne riconoscono l’esistenza di un rapporto tra i casalesi e i corleonesi rappresentati dal fratello del boss Totò Riina, Gaetano". Così il pubblico ministero del processo "La Paganese", Cesare Sirignano, commenta la sentenza. "Un rapporto – continua il pm – nato per controllare un settore strategico dell’economia e per i mercati dei prodotti ortofrutticoli. E’ emblematico come le organizzazioni criminali possano allearsi anche dopo scontri cruenti per influire sull’economia nazionale dettando le regole che incidono fortemente sulla libertà imprenditoriale e che finiscono per determinare anche i prezzi dei prodotti. Rilevante è constatare come sia dannosa la presenza delle organizzazioni criminali in settori così importanti della vita dei cittadini a vantaggio patrimoniale di chi controlla il mercato con metodi mafiosi".

L’inchiesta nacque dall’operazione "Sud Pontino" della Dda di Napoli coordinata da Federico Cafiero De Raho, oggi a capo della procura di Reggio Calabria, culminata nel 2010 con oltre 60 arresti. Le ordinanze, emesse nel 2011 dal gip Pasqualina Laviano, furono notificate, tra gli altri, a Gaetano Riina e Nicola Schiavone già detenuti, ma anche a importanti personaggi anelli di congiunzione con il clan Mallardo di Giugliano e con Cosa Nostra, come Francesco Napolitano, Patrizio Picardi, Pasquale Coppola e Carmelo Gagliano. Le indagini ricostruirono un intero decennio di storia dei rapporti di interessi economici e imprenditoriali, e anche di accordi e scontri, tra le due mafie. Da una parte, i Casalesi che, tramite la gestione monopolistica di un’agenzia, "la Paganese", controllavano tutti i trasporti dei mercati ortofrutticoli ai mercati di Palermo, Trapani, Fondi. E dall’altra, i corleonesi che avevano così ‘libero accesso’ per i loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio.

Preziose per le indagini le rivelazioni dei pentiti Gianluca Costa, Francesco Cantone e Salvatore Laiso. In particolare, fu Costa a mettere in luce il patto tra camorra e mafia, mettendo in evidenza l’accordo con Gaetano Riina e i fratelli Sfraga, referenti imprenditoriali delle famiglie Riina-Messina Denaro nel settore ingrosso dei prodotti ortofrutticoli.

(fonte: La Repubblica)

 

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