PATATE, TRATTAMENTO POST-RACCOLTA: LA PRODUZIONE CHIEDE A LOLLOBRIGIDA DI ESSERE ASCOLTATA

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Cambiano i governi, cambiano i ministri ma il settore pataticolo fatica a farsi ascoltare dalla burocrazia ministeriale.

Con l’arrivo di Lollobrigida e la nuova denominazione del Mipaaf (Sovranità alimentare)  le associazioni di settore (OP Agripat, Agrinsieme, ApoConerpo, Fruitimprese, Consorzio patata italiana di qualità e Bologna DOP)  si sono nuovamente rivolte al ministro per cercare si bloccare l’annosa vicenda della conservazione delle patate prodotte in Italia in particolare “per una nuova tecnologia di utilizzo di un corroborante già registrato, l’olio di semi di girasole, che attraverso la termofumigazione in celle frigorifere chiuse, permettono alle patate di reggere più a lungo la decadenza cellulare, permettendo così di immettere sul mercato il prodotto Italiano per un periodo di tempo più lungo, limitando, così l’importazione di prodotto dall’estero”, scrive il presidente Agripat, Matteo Todeschini (nella foto).

“Tale istanza, presentata nel giugno 2020, nonostante l’accertata sicurezza del prodotto per la salute umana, animale e per l’ambiente, ha avuto una comunicazione, da parte degli uffici del Suo Dicastero, di un prossimo diniego per questioni meramente interpretative della normativa di riferimento che se discusse precedentemente alla richiesta di ulteriori studi ed approfondimenti, avrebbero evitato lungaggini e dispendio di denari da parte del nostro settore”, continua Todeschini. “Si coglie inoltre l’occasione per sottolineare che, nonostante il decreto ministeriale definisca un tempo per l’esame delle istanze di 3 mesi, in tale lasso di tempo non abbiamo ricevuto alcuna risposta alle osservazioni proposte a seguito della sopra citata comunicazione. Lo sconcerto del settore è enorme”, conclude Agripat. Sull’argomento era intervenuto anche l’assessore dell’Emilia Romagna, Alessio Mammi, in una lettera all’ex ministro Patuanelli e all’ex ministro Speranza. Nella lettera sollecitava “la conclusione della procedura necessaria per l’autorizzazione dell’olio di girasole quale corroborante per il trattamento di post-raccolta delle patate coltivate con i metodi convenzionali che, nella mia Regione, si concretizzano nell’adozione dello specifico disciplinare di produzione integrata. Si tratta di una questione che ha rilevanti ricadute sullo specifico comparto e impatta sulla capacità di rispondere ai problemi di conservazione delle produzioni in post-raccolta; le alternative disponibili sono rappresentate da altri oli o dalla frigoconservazione che purtroppo non permettono una soluzione efficace dei problemi emersi sui costi e sugli impatti energetici”.

Anche qui nulla, nessuna risposta. Burocrazia silente. Adesso Agripat con le altre organizzazioni del settore torna alla carica con Lollobrigida ricordando che “da oltre un decennio il settore pataticolo nazionale sta attraversando una forte crisi economica che sta portando ad un taglio drastico delle superfici italiane destinate alla coltivazione delle patate. Tale riduzione, comporta, già da ora un aumento della dipendenza dalla produzione estera al fine di sopperire alla mancanza del prodotto patata italiano”.

L’assordante silenzio della burocrazia ministeriale  ci pare “ indicativo di mancanza di sensibilità verso un settore produttivo di fondamentale importanza ed espressione del Made in Italy agroalimentare”. (l.frass.)

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