PATATE FRANCESI E LE DENUNCE DI REPORT: PIOVE SUL BAGNATO

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L’ortofrutta ha bisogno di più immagine e di più comunicazione, l’abbiamo scritto tante volte. Ma quando si fa poco e nulla su questo fronte, è come in economia: la moneta cattiva caccia quella buona. Così la vicenda, denunciata da Report su Rai3, delle patate francesi ‘travestite’ da italiane è l’ennesimo schiaffo al settore.

L’ennesima brutta figura, che inquina l’immagine di un comparto che avrebbe bisogno di tutto tranne che di finire nelle grinfie degli inviati di Report. D’altronde quando tutto parte da una denuncia anonima si comprende il clima di esasperata concorrenza, rivalità, gelosia, al limite della diffamazione, che c’è nel settore, quello pataticolo in particolare. Sulla vicenda pare che indaghi la Procura bolognese e quindi attendiamo i nomi degli indagati e le accuse a loro carico. Certo che già Report (o Presa diretta, non ricordiamo bene, comunque sempre su Rai3) si era distinto con altre inchieste dove si faceva di ogni erba un fascio a proposito dei pomodorini siciliani che viaggiavano su e giù per l’Italia, dimostrando di ignorare volutamente i meccanismi che regolano i passaggi dal campo alla tavola dei prodotti.

D’altronde, aggiungiamo noi, se nessuno li spiega mai alla gente non è neppure colpa dei giornalisti d’assalto di Rai3 se prendono fischi per fiaschi. Poi a proposito di patate, una sottolineatura. Adesso tutti si turbano perché sulle patate francesi si possono usare agrofarmaci (“pesticidi”, dicono in tv come fosse un contagio medioevale) che in Italia non sono consentiti. Ma è la stessa cosa che è capitata per l’ultima campagna pere con le etossichine vietate in Italia ma ammesse in Spagna e Portogallo con gravissimi danni per le nostre produzioni (60 milioni di euro, ha denunciato recentemente Davide Vernocchi).

Però nonostante sollecitazioni al ministero ad intervenire fin dalla scorsa estate (come da noi denunciato in anteprima sul Corriere Ortofrutticolo) nulla si è mosso, il ministero agricolo scrisse una lettera a quello della Salute e tutto finì lì. Nessuno in tv o sui giornali diede risalto alla cosa a dimostrazione che nessuno scrive lettere anonime ai giornali su questa materia, dove pure è in ballo la difesa della produzione nazionale. Quando invece si tratta di diffamare o mettere fuori gioco un concorrente sul mercato, le lettere senza firma partono alla grande verso le Procure e le redazioni televisive.

Comunque aspettiamo gli esiti della vicenda, sperando – senza contarci troppo – che se si alzerà un polverone senza motivo, ci sia poi qualcuno in grado di porgere delle scuse e di diradare la polvere. Alla fine della giostra la triste morale è sempre quella: quando non si fa niente per curare l’immagine, piove sempre sul bagnato. E c’è sempre qualcuno che ti chiude l’ombrello in testa.


Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it

 

 

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