Il Car di Roma è pronto ad implementare a breve il suo ruolo di player internazionale per favorire l’export italiano anche grazie all’adesione, data come imminente, alla Zona Logistica Speciale (ZLS) del porto di Civitavecchia; a nuovi sviluppi nelle relazioni con i principali mercati all’ingrosso europei e al primo test, che partirà l’anno prossimo, di una blockchain in fase di sviluppo grazie all’accordo recentissimo con una start-up made in Italy.
Ce ne parla Fabio Massimo Pallottini (nella foto), CEO del Centro Agroalimentare di Roma nonché presidente di Italmercati, uno dei main sponsor di ‘The Rome Table’, l’evento B2B di Omnibus comunicazione, in corso oggi e domani a Roma (leggi news).
– Direttore Pallottini, come procede il percorso di adesione alla ZLS di Civitavecchia?
“Abbiamo formalizzato la nostra richiesta di adesione al gruppo di lavoro coordinato dal porto e organizzato dalla Regione Lazio. Abbiamo avuto un’audizione da poco in seguito alla quale abbiamo realizzato un’elaborazione tecnica, già trasmessa insieme alla richiesta di un nuovo incontro. Confidiamo nel fatto di rientrare nel gruppo di lavoro con un timing per la chiusura degli accordi e l’ingresso nella ZLS, già entro il 2020”.
– Un bel colpo messo a segno…
“Se non altro ci dà la possibilità, come Car, di lavorare al meglio per attrarre le imprese italiane e non solo”.
– Qual è il ruolo, in questa operazione, del vostro partner belga, la società Cfft che gestisce a Civitavecchia, un terminal ortofrutticolo?
“Essendo importatori, sono interessati ad intrattenere rapporti con il Car anche in relazione al flusso di merci che arriva su questa piattaforma mare-terra”.
– State valutando progetti per implementare l’intermodalità del futuro hub?
“L’intermodalità a Civitavecchia già c’è e opera incrociando il trasporto su nave e quello su gomma”
– Avete previsto un budget per sviluppare questa funzione di player dell’internazionalizzazione, una volta entrati nella ZLS?
“Non ancora, per il momento è prematuro parlarne”.
– Insomma, state scaldando i motori…
“Abbiamo dei progetti di crescita. Il Car ha scoperto solo da qualche anno la potenzialità di questa vocazione internazionale. Tradizionalmente siamo sempre stati una piattaforma che ha lavorato per garantire il consumo romano, regionale e, più in genere, di tutto il Centro Italia. Ora lavoriamo per diventare un partner capace di portare prodotto all’estero. Stiamo provando a farlo anche attraverso gli accordi con i mercati della rete europea come Mercabarna o Rungis”.
– Quali sono gli ultimi sviluppi?
“L’accordo con il Mercabarna, sta avviando nuove partnership tra imprese italiane e spagnole. Per la prima volta c’è il tentativo di provare a portare prodotti orticoli italiani in Spagna”.
– Quali?
“Quelli che loro non hanno: il ravanello, ad esempio, il radicchio o certe qualità di carciofo, o, ancora, le puntarelle. Si parla, in sostanza, di specialità italiane. Ma il valore aggiunto di questa esperienza è prima di tutto la condivisione delle buone pratiche di gestione”.
– In che modo?
“Il Mercabarna è un mercato più grande del Car che lavora, ad esempio, di giorno. Oltre all’ortofrutta ha anche una sezione dedicata al mercato ittico. Abbiamo, inoltre, molte affinità come, ad esempio, tutta una serie di piattaforme operative e da queste affinità cerchiamo di cogliere delle opportunità”.
– Parliamo di logistica dell’ultimo miglio. Nuovi operatori, come Ikea, stanno cercando partner sul territorio italiano, per le distribuzioni urbane. Come vi state muovendo su questo fronte?
“Siamo molto interessati ad essere un punto di riferimento di una politica del trasporto sostenibile in ambito urbano, verso il centro storico di Roma ma non solo. Per il momento la prima iniziativa messa in piedi è quella di collocare nell’area metropolitana, delle colonnine per la ricarica elettrica dei mezzi di modo da potere garantire l’operatività di una nostra flotta verde”.
– Un commento su questa edizione di ‘The Rome Table’?
“Sono rimasto piacevolmente sorpreso. Vedo un’atmosfera vivace e questo ci dice che, forse, le imprese hanno bisogno di avere momenti di incontro molto stretti nel tempo anche per diversificare le proprie conoscenze. Senza nulla togliere alla funzione delle fiere che rimangono comunque eventi di riferimento imprescindibili per il mercato”.
Come commenta la presenza di buyer sudamericani e africani?
“Ci dimostra che questi Paesi non sono più solo degli esportatori, ma si stanno guardando intorno”.
– E’ vero che state sviluppando un progetto di blockchain?
“Stiamo lavorando con una start-up Italiana per iniziare i primi test l’anno prossimo. Abbiamo presentato questo progetto anche all’ultimo incontro del Wuwm in Cina, Paese che è molto interessato alla sicurezza alimentare e che ha una classe di acquirenti benestante di almeno 200 milioni di abitanti. In questo senso, i cinesi sono molto attenti alle tecnologie, non a caso la rete dei mercati mondiali si è riunita a Guiyang che è la capitale cinese della blockchain”.
Mariangela Latella