PAC POST 2027, RAGGIUNTA L’INTESA DI MASSIMA. SOLO LA ROMANIA VOTA CONTRO

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Garantire la sicurezza alimentare dell’Unione attraverso un settore agricolo «a prova di crisi» e soprattutto «centrato sui produttori». Al secondo giorno di riunione i ministri agricoli dei 27 paesi Ue trovano un accordo sul testo di conclusioni sul futuro della Pac post 2027 messo a punta dalla presidenza ungherese. Solo la Romania vota contro, impedendo così al testo di passare come documento di conclusioni del Consiglio. Una formalità anche se non da poco.

Senza unanimità, come sottolinea Agrisole, il documento è stato approvato sotto forma di conclusioni della presidenza. Sarà recapitato alla nuova Commissione in vista delle proposte sulla Politica agricola del futuro. Che dovrà restare basata sui due pilastri dei pagamenti diretti e dello sviluppo rurale (al quale viene assegnato il compito di contribuire alla transizione verde). Per l’Italia il punto più critico del documento riguardava nella prima stesura quello della cosiddetta convergenza degli aiuti tra Stati membri, ora rivisto per tenere conto del divario tra redditi agricoli e non e soprattutto dei diversi costi produttivi.

«Dopo essere stata inserita nel documento conclusivo del G-7 Agricoltura di Siracusa, la sovranità alimentare ottiene piena cittadinanza anche nelle conclusioni strategiche sulla nuova Pac adottate dai ministri europei. Un grande risultato per l’Italia – ha sottolineato il ministro della Politiche Agricole Francesco Lollobrigida –, che fin dal primo giorno, con l’inserimento nella denominazione del ministero, ha voluto dare un segnale forte: riportare al centro la nostra agricoltura, la pesca e l’intero comparto agroalimentare».

«Abbiamo voluto mettere a verbale – ha aggiunto il sottosegretario Luigi D’Eramo – le criticità che permangono, a cominciare dalla richiesta di maggiori risorse per gli agricoltori, che devono essere sostenuti come autentici custodi del territorio e garanti del buon cibo per la popolazione italiana ed europea. Per questo, abbiamo chiesto che ogni meccanismo di distribuzione della Pac debba essere definito, per ciascuno Stato membro, tenendo conto delle differenze tra il reddito dell’agricoltura rispetto a quello del resto dei settori economici, nonché del potere d’acquisto e dei costi di produzione. Abbiamo infine chiesto che la parte finanziaria della Politica comune venga rinviata al luogo più appropriato per la decisione, ovvero le discussioni tra i capi di Stato e di governo».

La filiera alimentare dell’Unione, che comprende agricoltura, trasformazione di alimenti e bevande, commercio e ristorazione, impiega 29 milioni di persone (il 14% della forza lavoro dell’Unione europea) e genera 800 miliardi di euro di valore aggiunto. «Ciononostante – si legge in una nota del Consiglio –, gli operatori della filiera alimentare dell’Ue si trovano ad affrontare una serie di sfide, tra cui i cambiamenti climatici, la diffusione di malattie animali e di organismi nocivi per le piante, la resistenza antimicrobica, nonché problemi legati alla mancanza di armonizzazione delle iniziative di etichettatura dei prodotti alimentari. Un’altra sfida è la disparità tra gli standard di produzione dell’Ue e quelli di paesi terzi in settori quali la sostenibilità, il benessere degli animali e l’informazione dei consumatori».

Nel corso della discussione, i ministri dell’Agricoltura dell’Ue hanno esaminato i modi per affrontare le sfide elencate «e rafforzare la competitività della filiera alimentare dell’Unione europea, garantendo nel contempo un approvvigionamento costante di alimenti sicuri e nutrienti per i cittadini dell’Ue».

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