PAC, PER DE CASTRO “È ORIENTATA PIÙ AL PASSATO CHE AL FUTURO”

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Tre i punti chiave su cui battere il chiodo per cambiare la discussa riforma della Pac, Politica agricola comune proposta da Bruxelles: maggiore semplificazione (quindi cambiare le regole relative al Greening), più flessibilità (tenendo conto della regionalizzazione), e misure di mercato che diano certezza agli agricoltori anche in tempo di crisi.

La discussione della Pac appare sempre più orientata al passato invece che al futuro”, spiega  il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue Paolo De Castro in un’intervista al Velino. “La riforma costruita da Ciolos prosegue nel solco tracciato dalle precedenti riforme senza tenere conto dei cambiamenti che ci sono stati, come la volatilità dei prezzi, l’instabilità di mercato e la questione della produzione alimentare. Che richiede l’aumento del potenziale agricolo europeo. Grandi temi che condizionano le politiche agricole del mondo ma non quella europea”.

Bisogna lavorare, secondo De Castro, per “cambiare l’impostazione”. Bene il Greening, spiega il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue. “Ma non fatto in questo modo, nè fatto a tutti i costi”. Così come è stato proposto – con la rotazione delle colture, il 7 per cento delle aree destinate a utilizzo ecologico e i prati permanenti – rischia di non essere appetibile per chi fa impresa agricola. “Questo vorrebbe dire che l’Italia rischia, nel caso in cui i propri agricoltori non aderissero, una riduzione del 30 per cento del proprio plafond”.

Se solo il 50 per cento dei produttori dicesse “no” alla misura verde di Ciolos, l’Italia perderebbe di fatto circa 600 milioni di euro sui 4 miliardi in dotazione. “Da restituire a Bruxelles”, incalza De Castro. Che spiega: “Non ha senso farlo così. Occorre valorizzare la produzione e gli agricoltori che combattono l’inquinamento. Anche con le coltivazioni arboree, come i frutteti e gli olivi che da sempre abbattono la Co2”. In sostanza il Greening “va bene come concetto, ma va cambiato e semplificato”. Anche perché “il rischio è che vada a diminuire la produzione”.

Diverso il discorso per i costi, “che dipende da zona a zona e dal tipo di colture”. Per quanto riguarda la flessibilità, secondo il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue “è necessario tenere conto della regionalizzazione”. “Mentre 24 paesi Ue hanno già risolto la questione, Italia, Spagna e Francia hanno ancora gli aiuti legati alle regioni. Se non si tiene conto delle esigenze di questi tre paesi “si rischia un impatto economico gravissimo. Basti pensare a un olivicoltore calabrese che passa dai 1300 euro per ettaro ai 300 euro per ettaro”.

Il terzo grande tema è quello di approntare delle misure di mercato “che possano aiutare a in epoche di incertezza economica”. Ogni stato membro, “deve essere in grado di poter adeguare le misure previste dalla Politica agricola comune alle proprie esigenze”, chiude De Castro.

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