Ogni frutto o ortaggio ha bisogno di uno spettro di luce diversa e di lunghezze d’onda specifiche per sviluppare al meglio le sue proprietà. È la conclusione a cui è giunta una ricerca dell’università di Bologna commissionata da C-Led del gruppo Cefla che ha appena brevettato e messo in commercio un sistema di lampade, top lighting e interlighting per le coltivazioni in serra di pomodoro, zucchine, peperoni e piccoli frutti per i quali sono stati selezionali tre tipi di spettri specifici di un fascio di luce riprodotti da C-Led che permettono un risparmio di energia elettrica fino al 50% in meno.
Entro settembre, invece, il progetto di ricerca applicata guidato dal professor Giorgio Prosdocimi Giaquinto della facoltà bolognese di Agraria, permetterà a C-Led di ampliare “lo spettrometro” e mettere in commercio delle lampade specifiche per la coltivazione indoor (ossia in ambienti privi di luce) di microgreen, in particolare indivia, insalata quattro stagioni e red salad.
È quanto è emerso nel corso del convegno “Dall’ortofrutta alle soluzioni vegetali” che ha inaugurato il calendario convegnistico del Macfrut, in corso in questi giorni presso Riminifiera.
“La ricerca sui microgreen – spiega Mattia Accorsi del gruppo di studi dell’Università di Bologna – è partita dallo scorso settembre e dovrebbe terminare entro un paio di mesi. Grazie alla tecnologia che abbiamo testato fino ad ora sulle colture indoor di tipo idroponico e Nft (Nutrient film technique), oltre ai risparmi sull’energia elettrica, possiamo ottenere anche un significativo risparmio di acqua che può arrivare fino al 90% in meno ed un abbattimento della probabilità di contrarre patologie fino al 50%”.
Dalla fase di test adesso il progetto commissionato da C-Led sta passando alla fase commerciale vera e propria. “Stiamo prendendo accordi – ci ha spiegato Mirco Berti, product specialisti led di C-Led, che abbiamo incontrato nello stand di Cefla – con l’azienda Vivo, che è un grande produttore di microgreen nel cesenate con l’intento di avviare un vero e proprio campo sperimentale sul quale applicare il know-how industriale che abbiamo appena sviluppato”.
Mariangela Latella