ORSERO PUNTA AD ALLARGARE I MAGAZZINI IN ITALIA ED EUROPA E LAVORA SULLE ACQUISIZIONI

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Allargare magazzini di stoccaggio e maturazione dell’ortofrutta, spingere su prodotti ad alto valore aggiunto (esotico ma non solo), senza dimenticare però le altre referenze di medio livello.

Sono alcuni degli obiettivi che si sta prefiggendo il gruppo Orsero, che nei primi nove mesi dell’anno ha visto crescere il proprio giro d’affari, unitamente alla redditività. Il fatturato si è assestato a 1,163 miliardi, in rialzo del 30% rispetto allo stesso periodo del 2022. La dinamica, a ben vedere, è stata causata, oltre che dall’incremento dei prezzi, dall’espansione dei volumi (in scia allo stesso consolidamento delle società francesi Blampin e Codexo).

Ebbene, come sototlinea IlSole24Ore, a fronte dell’incremento della quantità di frutta e verdura distribuita, un focus aziendale è, per l’appunto, sull’espansione dei magazzini (essenzialmente per stoccaggio o maturazione). Nel 2023 gli investimenti capitalizzati sono previsti a 14-16 milioni di euro. Di questi circa 1,5 milioni sono appannaggio dell’allargamento della struttura di Verona e altri 2 milioni di quella di Parigi. Nel 2024 poi, sebbene non ci siano indicazioni quantitative, Orsero ipotizza – tra le altre cose – un ampliamento del magazzino nei pressi di Siviglia (circa 7.000 Mt2) e il completamento dell’operazione su Verona. Inoltre è sul tavolo l’opzione dell’acquisto di un’area in Grecia (ad Atene o nel Nord del Paese) per avere una nuova struttura che permetta di fare crescere il business. Insomma: l’impegno è rilevante, tanto che, tra gli ultimi 2 anni e il prossimo biennio, l’espansione della metratura dei magazzini di Orsero supera i 15.000 metri quadri.

La fusione delle società francesi

Ma non è solo questione di crescita per linee interne, spiega il Sole. La società nel 2022, seppure la formalizzazione sia avvenuta ad inizio di quest’anno, ha realizzato lo shopping di due società francesi Codex e Blampin. Due operazioni le quali, dal punto di vista delle marginalità, non sono – fin qui – state diluitive. Il rapporto reported tra Ebit e ricavi nei primi nove mesi del 2023 è risultato del 5,2% rispetto al 3,8% di un anno prima. In altre parole: l’integrazione, seppure debbano raggiungersi maggiori sinergie, appare concretizzarsi – almeno dal punto vista economico finanziario – con efficienza. Il contesto in oggetto – evidentemente – è anche conseguenza del fatto che nel 2023 è stata data grande priorità alla fusione delle due società.

In un simile scenario la leva delle fusioni e acquisizioni torna, dopo l’anno di pausa, di attualità nel 2024? La risposta, nell’eventualità si concretizzi la giusta opportunità, è positiva. Anche perché, attualmente, la società ha disponibilità liquide intorno ai 100 milioni. Un tesoretto che potrebbe essere usato per operazioni straordinarie. Nel radar di Orsero ci sono, soprattutto, realtà medio-piccole attive in settori di nicchia e con prodotti ad alto valore aggiunto. Imprese, con ricavi tra 20 e 60 milioni, le quali, da una parte, consentano d’incrementare il business e ulteriormente diversificare l’offerta; e, dall’altra, siano contraddistinte – in linea di massima – da marginalità superiori a quelle di Orsero. Il gruppo,tra le altre cose, guarda alla Penisola Iberica. Qui l’idea è valutare opzioni nel settore dei frutti esotici: dall’avocado fino al mango. Altra ipotesi riguarda la Grecia, sebbene nel Paese ellenico esista l’opzione dell’espansione organica attraverso un nuovo magazzino. Non è esclusa, poi, l’Italia. L’obiettivo, nel mercato domestico, sarebbe quello d’integrarsi maggiormente nelle filiere nazionali.

Il fronte americano

Diversa, invece, l’impostazione rispetto ad eventuali mosse fuori dall’Europa. Su questo fronte, dove allo stato attuale non c’è nulla di concreto, l’attenzione di Orsero è rivolta agli Stati Uniti. Rispetto all’America l’impostazione di fondo cambia. L’ingresso in un nuovo mercato implica, da un lato, che si guardi ad un operatore generalista; e, dall’altro, che le dimensioni siano superiori (oltre 100 milioni di giro d’affari). Al di là dell’identikit del potenziale target, va ricordato che Orsero ha una presenza in Messico da cui esporta prodotti verso gli USA. Di conseguenza, dal punto di vista strategico, l’ingresso quale distributore nel mercato statunitense ha senso.

Il settore dei frutti di bosco e il ruolo di Verona

Ma non è solo questione di magazzini o di operazioni straordinarie. Altro aspetto è quello di focalizzarsi su prodotti e filiere a valore aggiunto. In tal senso, può descriversi un progetto di Orsero. La società ha realizzato, nel settore dei frutti di bosco, una joint venture con una società di vivaisti. Cioè, soggetti contraddistinti da un know how articolato sui “berries”: dalla selezione varietale fino alla conoscenza dei produttori più validi nel comparto. L’obiettivo è quello, tramite la joint venture che tiene i contatti con gli stessi produttori, di mettere a disposizione del mondo dei “berries” l’articolata rete distributiva del gruppo. E al contempo, sfruttando per l’appunto la competenza dei vivaisti, mantenere un elevato livello nei prodotti offerti. Il progetto dovrebbe essere operativo per la primavera del 2024. A quel momento sarà stato completato l’allargamento del magazzino di Verona che, in parte, verrà destinato proprio ai frutti di bosco.

Insomma, tutto facile come mangiare una mela? La realtà è più complicata, spiega IlSole24Ore. Il risparmiatore compie il seguente ragionamento. Vero! La frutta e verdura sono beni di prima necessità. Quindi sono contraddistinti da una certa anelasticità rispetto al calo della domanda aggregata. Tuttavia, l’inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie. Una condizione la quale, ad esempio rispetto al cosiddetto “fresh cut”, può indurre una frenata nel business aziendale. La società non condivide il timore. Certo: rispetto ad un servizio quale il “fresh cut” si è assistito alla frenata. Un battere in testa dovuto anche al tetto ai prezzi definito dalla Grande distribuzione organizzata. E, tuttavia, l’attività in oggetto – comunque redditizia – ha un peso, ricorda l’azienda, molto limitato sul giro d’affari: circa 15 milioni di ricavi a fine anno. Ciò detto, Orsero ribadisce che, per l’appunto, frutta e verdura sono piuttosto anelastici alla variazione reddituale. Non solo. Il gruppo rivendica la diversificazione rispetto a: tipi di prodotti venduti (più di 300 referenze); numero di mercati e clienti serviti. Un’articolazione la quale, unitamente al basso prezzo medio di frutta e verdura, permette al gruppo di dire di non vedere particolari problema sul tema in oggetto.

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