NUOVA “VIA DELLA SETA” SU ROTAIA DA OLANDA A CINA, LANINI: “GRANDE POSSIBILITÀ PER IL COMPARTO MA DA VERIFICARE SE SOSTENIBILE”

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Trasportare prodotti deperibili, tra cui l’ortofrutta, dall’Olanda alla Cina via treno, abbattendo così gli attuali tempi di trasporto via mare. È questa la base di uno studio effettuato dall’Università olandese di Wageningen sulla linea ferroviaria Yuxinou, che collega Chonqing a Rotterdam (nella foto sotto il tragitto), lunga oltre 11 mila chilometri, su cui attualmente circola soprattutto merce di elettronica, anche se nel viaggio di ritorno i convogli spesso sono semi vuoti

Secondo la ricerca, ripresa in un articolo di Fresh Fruit Portal, lungo il percorso il treno potrebbe caricare i prodotti freschi dei Paesi che vengono attraversati, servendo anche la Cina delle merce europea e non. In questo modo inoltre si risparmierebbero certamente alcuni giorni di viaggio rispetto al tragitto marittimo, sebbene a costi maggiori.

Sulla notizia Luca Lanini (nella foto), professore di logistica agroalimentare, vede degli ottimi risvolti positivi nei rapporti commerciali tra il vecchio continente e quello asiatico, a partire ovviamente dal Paese della Grande Muraglia. Ma essendo al momento solo uno studio, non testato concretamente, Lanini pone alcune questioni fondamentali per capire la sua potenziale e reale efficacia.

 

“Per realizzare un business plan efficace e soprattutto realistico del progetto bisognerà capire in particolare quattro aspetti: quale sia il mix di prodotti che si intende far viaggiare via treno e la quota dell’ortofrutta (ci devono essere anche altri prodotti), come viene risolta l’annosa questione del bilanciamento (cioè come viene gestito il viaggio di ritorno), come viene gestito il controllo della temperatura. Per trasporti così lunghi infatti è fondamentale la gestione della catena del freddo, con container o casse mobili reefer e perché no la refrigerazione passiva. Non va dimenticato che il controllo della temperatura si pone anche nei periodi invernali dove le temperature esterne su quelle tratte scendono sempre e di molto sotto lo zero. A questo si deve capire quale sarà, ultimo aspetto, la frequenza/cadenza dei viaggi (è importante mantenere una costanza nel tempo di un servizio del genere)”.

“In buona sostanza – aggiunge Lanini – la società logistica che intenderà offrire questo servizio euroasiatico su ferro per i prodotti perishable dovrà fare molti conti per poter assicurare treni blocco a cadenza regolare (uno o due treni blocco a settimana, per esempio), con diciamo mille tonnellate di merce in andata, con meno operazioni di carico intermedio possibili. Lo studio originale infatti prevede il completamento del carico lungo il tragitto europeo (Germania Polonia, Bielorussia, Russia), il che non è per niente scontato che sia fattibile ai costi necessari per sostenere il business”.

Lanini conferma comunque l’importanza dello studio che potrebbe aprire nuovi scenari dal punto di vista logistico e commerciale, confermando l’attenzione della Cina sull’intermodalità. “Il Paese asiatico è già leader nei trasporti via mare e con operazioni di questo tipo punta a emergere anche nei trasporti via terra, puntando anche su nuove infrastrutture. Come io stesso sottolineo da alcuni anni ò prosegue Lanini – la Cina sta lavorando per un ritorno alla "via della Seta" e sta spingendo per uno sviluppo dell’itermodalità grazie al sostegno di imprese logistiche che hanno base sui porti che potrebbero giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo dei traffici anche via terra”.

“Chiunque abbia visitato il salone della logistica di Monaco – sottolinea l’esperto di logistica – si sarà reso conto della enorme crescita espositiva delle imprese logistiche e interportuali cinesi, e non solo di quelle portuali. Ma la nuova via della seta è ormai tracciata, e certamente presto sarà percorsa anche dai prodotti deperibili. Voglio ricordare che già da alcuni anni cinquanta container al giorno della DB Shenker Logistic partono da Lipsia, Germania, carichi di componentistica auto e arrivano su rotaia a Shenyang, provincia di Liaoning, nel nordest della Cina, per essere assemblati nello stabilimento della Bmw. Già oggi servono 25 giorni per percorrere gli 11.000 chilometri di distanza, almeno una settimana di risparmio rispetto al mare (che deve scontare anche i lunghi tempi di scarico e operazioni connesse), anche se attualmente a costi molto più alti. e sarà come sempre la variabile costo a dare concretezza alle belle idee”.

Emanuele Zanini

 

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