NONOSTANTE TUTTO SPERIAMO IN UN BUON 2016

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Buon Anno e bentrovati a tutti i nostri lettori. Nel riprendere le pubblicazioni del nostro sito e il dialogo quotidiano attraverso la nostra newsletter non possiamo fare a meno di chiederci come sarà questo 2016 che è appena iniziato e cosa ci porterà. Sarebbe bello poter sperare su un anno di vera ripresa dell’economia e dei consumi, di cui il comparto ortofrutta non potrebbe che avvantaggiarsi. Nonostante il coriaceo e indistruttibile ottimismo del nostro presidente del Consiglio, non vediamo grandi segnali positivi all’orizzonte.

L’export di settore si chiude più o meno sugli stessi livelli del 2014, forse qualcosa di meno. Nuovi mercati faticano ad aprirsi. E’ vero che per alcuni prodotti (pere, mele, kiwi) ci sono importanti segnali di aggregazione con nuove realtà associative che affrontano la competizione globale però tutto resta sempre affidato all’iniziativa dei singoli senza vere iniziative di sistema e con il ministero sullo sfondo con un dubbio di fondo sul suo ruolo: è una risorsa o un problema? Se sul ministero restano i punti interrogativi non è che con le Regioni siamo messi molto meglio. Quante amministrazioni regionali funzionano e quante invece fanno danni alle imprese, replicando i guai del vecchio centralismo: clientele, sprechi, inefficienze, mala-burocrazia? In tv siamo ossessionati dai masterchef, dal food, dalla cucina ma si parla poco o mai di scienza, di ricerca, di tecnologie, di agricoltura professionale. Mediterraneo e Medio Oriente sono in fiamme, le sanzioni alla Russia sono sempre lì, assurde e penalizzanti per la nostra economia. Per le imprese agricole si apre un anno all’insegna di sgravi fiscali ma serve ben altro per far tornare la voglia di investire: servono prezzi più remunerativi all’origine per chiudere bilanci meno risicati. La crisi delle banche ha stracciato un velo: il ‘piccolo è bello’, la territorialità sono un valore solo se ben gestiti e senza l’inquinamento della politica. Altrimenti sono una minaccia proprio per quei valori territoriali che vogliono difendere. L’agricoltura del ‘piccolo è bello’ funziona solo se ben organizzata, strutturata, resa efficiente dalla mentalità dei privati, con la politica in veste di supporto e non di sanguisuga. IL nostro territorio-principe dell’ortofrutta, il Sud, resta ancora la parte più vulnerabile del Paese e la questione meridionale torna ad affacciarsi dopo anni di oblio e colpevole trascuratezza. Al Sud non servono nuove cattedrali nel deserto, ma progetti intelligenti e funzionali legati all’agricoltura e all’agroindustria. IL prossimo 22 gennaio saremo a Matera a premiare i Protagonisti dell’ortofrutta italiana 2015 e a lanciare il nostro progetto triennale “L’ortofrutta riparte dal Sud”. Il nostro contributo per raccontare i problemi del Sud e aprire la strada ad un Mezzogiorno diverso. Senza retorica, senza luoghi comuni, ma col linguaggio della verità e della speranza in un futuro diverso e migliore. Quindi , nonostante tutto, speriamo in un Buon 2016.

Lorenzo Frassoldati

direttore di Corriere Ortofrutticolo

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