Dal radicchio di Chioggia alle nocciole piemontesi fino ai limoni siciliani, si allunga la lista delle eccellenze del Made in Italy colpite dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, tra ondate di maltempo al Nord e siccità al Sud.
E’ il risultato dell’ultimo monitoraggio di Coldiretti sulle campagne italiane, sempre più assediate dalle anomalie del clima. Dall’inizio dell’estate si sono abbattuti sul Paese 1159 eventi estremi, tra nubifragi, grandinate, tempeste di vento e di fulmini, con effetti devastanti sulle produzioni di riso, mais, grano, pomodoro e ortaggi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Eswd. L’ultima “vittima” è il pregiato radicchio tondo di Chioggia. Le bombe d’acqua che hanno colpito le province venete di Venezia e Rovigo hanno devastato i terreni e il radicchio che era appena stato trapiantato è tutto da rifare. Ma i produttori della Coldiretti segnalano problemi anche alle nocciole piemontesi, con la produzione stimata in calo verticale a causa del maltempo che ha causato la caduta anticipata dei frutti, abbinato agli effetti della cimice asiatica, l’insetto portato in Italia proprio dai cambiamenti climatici.
Ma si aggrava anche l’allarme siccità al Sud, dove i danni riguardano ormai tutte le coltivazioni compresi gli agrumi, dai limoni bruciati dal sole alle arance che non riescono a crescere, rileva Coldiretti. Secondo gli ultimi dati di Isac Cnr, i primi sette mesi dell’anno hanno fatto registrare una temperatura di 1,55 gradi superiore alla media dal 1880 ad oggi, con una punta di 1,72 gradi proprio al Meridione. Dalla Sicilia alla Puglia manca l’acqua per irrigare e a soffrirne sono ormai anche gli ortaggi autunnali e invernali come cavoli, broccoli e finocchi che senza acqua non possono neppure essere trapiantati. L’ennesimo problema dopo i crolli della produzione di grano e foraggi e le previsioni negative sull’olio. Una situazione dinanzi alla quale Coldiretti rilancia il progetto con Anbi per la realizzazione di una rete di invasi con pompaggio diffusi sul territorio realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità per uso domestico, industriale e per l’agricoltura. L’obiettivo è arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana raddoppiando la capacità di invaso e fare sistemi di pompaggio per produrre energia elettrica.