NON SOLO COVID, FIERE DI SETTORE TRA RISIKO E FOLLIA

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Il Covid, con le sue varianti e il suo puntuale riacutizzarsi con il calo delle temperature, è tornato (nonostante le vaccinazioni) a fare paura, con inevitabili ripercussioni economiche.
L’effetto sugli eventi fieristici è stato immediato e ha creato stress negli organizzatori, incertezza e disagi negli utenti. Fruit Logistica, la più grande fiera ortofrutticola del mondo, con significative presenze dei settori collegati e della filiera, è slittata dai primi giorni di febbraio ad aprile (dal 5 al 7; leggi news). Messe Berlin lo ha comunicato il 26 novembre, facendo sapere alle aziende espositrici di confermare la loro presenza entro il 10 dicembre (un arco temporale strettissimo per prendere una decisione che comporta un investimento non da poco).
Macfrut ha confermato, per voce del suo presidente Renzo Piraccini, le date di maggio 2022 (dal 4 al 6) a Rimini, dopo che quest’anno era slittata a settembre. Maggio 2022 anche per un’altra fiera, il Cibus di Parma (3-6 maggio). Nemmeno il Covid ha fatto mettere giudizio alle fiere. Un calendario che prevede due grandi manifestazioni nazionali nello stesso mese, a un solo mese da una fiera internazionale – diciamolo francamente –  è una follia.
Dunque al risiko del Covid (ma Fruit Logistica – si chiede qualcuno – riuscirà davvero a fare un’edizione all’altezza della sua tradizione già ad inizio aprile?) si aggiunge la follia di un calendario fieristico impossibile perché fatto di manifestazioni che si accavallano pur rivolgendosi, in parte, alle stesse merceologie. Non sono poche le aziende – pensiamo per esempio alla IV Gamma –  che guardano con interesse a Cibus e anche a Macfrut. Ma cosa dovrebbero fare – a livello di tempo, organizzazione, investimenti, personale –: partecipare dal 3 al 6 maggio a Cibus e dal 4 al 6 maggio a Macfrut? Come? Con quali prospettive?
Tuttofood si è sfilato da questo gioco azzardato, aggiornando la prossima edizione all’8-11 maggio 2023, il che significa che si distanzia di un anno da Cibus ma che nel 2023 si svolgerà, verosimilmente, a pochi giorni da Macfrut, se il Covid non ci metterà lo zampino. Insomma, il Covid non guarda in faccia a nessuno ma i campanilismi si sono mantenuti quelli che erano prima. Le fiere non cercano accordi ma si fanno la guerra, facendosi del male e facendo del male all’economia nazionale. Non parliamo poi di quello che pensano all’estero.
Sembra ragionevole ritenere che prima o poi qualcuno si farà del male, a meno di un cambio – inaspettato – di rotta e di strategia.
Antonio Felice
direttore editoriale Corriere Ortofrutticolo

 

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