“NON POSSIAMO ASSICURARE LE NOSTRE PRODUZIONI”. LETTERA AL MINISTRO DI UN FRUTTICOLTORE. “IL SISTEMA IMPLODE”

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In una lettera al ministro Lollobrigida, Massimo Baioni (nella foto), frutticoltore imolese, denuncia la crisi del sistema assicurativo e chiede un incontro al ministero “per darle la possibilità di guardare la realtà da un’altra angolazione”.

Baioni è titolare di una azienda agricola di famiglia (La Sassetta) situata a Imola dove su terreni di proprietà , per una estensione di circa 60 ettari, produce circa 2.000 tonnellate all’anno di drupacee di qualità (albicocche, pesche, nettarine, susine e ciliegie, commercializzate in Italia e all’estero).

Da oltre 35 anni – scrive Baioni – investiamo risorse per difendere le nostre produzioni da gelo, grandine e alluvioni. Cerchiamo di proteggere redditi e posti di lavoro dagli effetti devastanti di eventi meteo sempre più estremi e frequenti, adottando strumenti di difesa attiva (es. sistemi antibrina contro le gelate primaverili) e passiva (coperture assicurative). Come vicepresidente del Codifesa Bologna e Ferrara svolgo anche un ruolo istituzionale all’interno del sistema della Gestione del rischio. È sotto gli occhi di tutti l’anticipo del risveglio vegetativo negli alberi da frutto. Noi frutticoltori osserviamo preoccupati le piante prossime alla fioritura, attendendo con ansia l’emanazione del P.G.R.A. 2024, Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura. Siamo di fronte a uno spaventoso ritardo”.

“Per di più, le previste modifiche al Piano – riduzione della contribuzione sulle polizze agevolate al 40%, riduzione degli standard value e ricalcolo dei parametri contributivi – non sono sufficienti a fronteggiare la situazione. Anzi, significherebbero un sostanziale incremento del costo della polizza per l’agricoltore, nell’ordine del 200%-300%: il sistema assicurativo così imploderebbe anche perché non esistono alternative valide, trascinando con sé migliaia di aziende agricole impossibilitate ad assicurarsi per i costi troppo onerosi”.

Le imprese più colpite – continua Baioni – sarebbero paradossalmente quelle virtuose, altamente tecnologiche e digitalizzate, che sulla cultura assicurativa hanno programmato di anno in anno la propria attività, quelle che investono maggiormente in difesa attiva e in moderne attrezzature anche a basso impatto ambientale. Che credono nella tecnologia 4.0 e nella transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Tutte cose bellissime, ma che comportano grossi investimenti e, quindi, più accesso al credito. Allora, mi chiedo, “quale potrebbe essere l’impatto sul rating creditizio di una mancata copertura assicurativa contro le avversità atmosferiche?”. L’attività di una azienda agricola, si sa, è all’aperto dunque esposta ai rischi climatici”.

“Non è giusto, peraltro, addossare ai Consorzi di Difesa tutte le colpe del fallimento del sistema della Gestione del rischio per il fatto che non sono stati raggiunti gli obiettivi di ampliamento della platea di aziende assicurate al Sud. I veri motivi, invece, sono da ricercare nella concessione degli aiuti compensativi in deroga – D.Lgs. 102/2004 -, anche a fronte di eventi assicurabili (ciò ha disincentivato la sottoscrizione delle polizze), e la mancata introduzione della monorischio grandine all’interno del sistema della Gestione del rischio (ciò non ha consentito l’assicurazione agevolata per questa sola avversità atmosferica). Bisogna inoltre tenere a mente l’eccesso di burocrazia che dal 2015 ha rallentato, quasi frenato, l’erogazione dei contributi assicurativi da parte di Agea facendo saltare tante realtà agricole: la mia azienda attende ancora 5 anni di rimborsi per la copertura sulle albicocche. Ricordo infine che il territorio emiliano-romagnolo esce duramente colpito dall’alluvione dello scorso maggio: il nostro comparto si trova già in grave difficoltà. Vogliamo assestare il colpo di grazia all’imprenditoria agricola? Occorre rafforzare il sistema assicurativo altrimenti migliaia di imprese rischiano di chiudere, per il costo insostenibile e le condizioni delle polizze talora poco chiare”,

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