NODO PREZZI, SPECULAZIONI DIETRO L’ANGOLO E SEMINE A RISCHIO. IL SETTORE TREMA

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Massima allerta sulle speculazioni agroalimentari dietro all’inflazione annunciata per il 2023 e rischio di mancate semine in Italia già dalla prossima primavera.
Lo scenario di mercato che si delinea, nelle discussioni degli esperti presenti a Fruit Attraction, non è decisamente tra i più rosei, per usare un eufemismo.
Ne parliamo con Nazario Battelli (nella foto), vicepresidente settore ortofrutta del Copacogeca, che abbiamo incontrato a Madrid, nell’edizione della fiera del settore ortofrutticolo di IFEMA, più visitata di sempre.
“Dietro questo affollamento, soprattutto il primo giorno – ci dice Battelli -, c’è anche la spinta all’accaparramento alimentare per paura dei forti aumenti di prezzo annunciati. Certo dietro questo però, c’è anche il rischio, altrettanto elevato, della continua tendenza all’aumento del costo energetico posto che l’energia è necessaria per stoccare la merce. Sono dietro l’angolo possibili speculazioni. C’è, poi, un’altro aspetto su cui va tenuta la massima allerta”.
– Di che si tratta?
“Riguarda quello che succederà durante l’inverno. Se la tendenza dei prezzi sarà, come tutti pensiamo, al rialzo, bisogna anche chiedersi cosa ne sarà delle semine primaverili orticole in tutt’Europa”.
– In che senso?
“La crisi energetica che va aggravandosi appesantisce la filiera. Si pensi anche solo alla gestione meramente agricola, alla preparazione del terreno, ad esempio, o al gasolio, ecc. La necessità di energia che ha la filiera, considerata nel suo complesso, includo quindi anche il trasformato o il surgelato, per fare degli esempi, può portare ad impedire le semine di orticole. Le imprese agricole potrebbero trovarsi costrette a fare i conti, penna alla mano – una cosa che non si è mai vista in agricoltura – sul fatto se convenga seminare o meno”.
– Come cambia il ruolo delle fiere in questa congiuntura? Non solo Fruit Attraction, oggi, ma penso anche a Fruit Logistica, tra qualche mese.
“Basandosi su questi ragionamenti, ad esempio, la fiera di Madrid, che si sta svolgendo all’inizio della deriva inflattiva invernale, potrebbe essere l’ultima, o una delle ultime occasioni, per accaparrarsi del prodotto a prezzi ancora accettabili. Quello presente sul mercato in questo periodo, inoltre, è prodotto invernale che per definizione va stoccato. In questo senso, il rischio è legato al costo energetico delle celle”.
– La Francia, che rifornisce la maggior parte del fabbisogno energetico dell’Italia, ha dichiarato di volere disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas. Cosa comporta questa proposta per il settore agricolo?
“È la proposta forte che sta venendo avanti nelle discussioni a Bruxelles, ma finora non si è potuto deliberare a livello europeo per le resistenze di alcuni Paesi, soprattutto del nord dell’Unione, asseritamente speculatori perché molto forti nel settore commerciale globale. Questa scelta, tuttavia, se non avverrà oggi, dovrà comunque compiersi prima o poi, perché è necessaria. Bisogna stare molto attenti perché in questo momento si rischia che i prodotti vadano a chi commercializza e non alle famiglie con tutte le conseguenze speculative del caso. Uno dei rischi più forti di questo scenario, però, lo ribadisco, è quello delle mancate semine in aprile, delle orticole, soprattutto in alcuni areali della Penisola”.
– Quali sono quelli più a rischio?
“Quelli che magari hanno un’alternativa, che possono piantare colture alternative come i cereali, ad esempio. A questo proposito segnalo un’ulteriore campanello d’allarme che potrebbe generarsi da questa situazione”.
– Quale?
“Il fatto che la Germania che è il mercato numero uno per l’Italia e per la Spagna, abbia diminuito le importazioni di ortofrutta del 10% nei primi sei mesi di quest’anno ed il dato è stato confermato anche a luglio. D’altro canto, è anche vero che i consumi degli italiani sono diminuiti del 10%. Due elementi di valutazione importante che devono portarci a fare delle riflessioni concrete. Da qui le proposte”.
– Prego.
“Bisogna fare delle scelte e andare nella direzione di mantenere comunque alti i livelli di qualità dei prodotti ortofrutticoli a prezzi contenuti onde evitare di aumentare le importazioni da Paesi che hanno metodi di produzione e standard diversi da quelli che l’Europa si è data. Altrimenti pagheremo lo scotto, in futuro, in termini di aumento della spesa del Servizio Sanitario nazionale”
Mariangela Latella
Madrid

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