NOBERASCO, CASSA INTEGRAZIONE PER METÀ DEI DIPENDENTI PER FAR FRONTE AL DEBITO

Condividi

Covid, guerra in Ucraina, crisi energetica e riduzione dei consumi. Alla fine Noberasco, storica società del settore della frutta secca e disidratata, dopo aver resistito al biennio pandemico si ritrova ora a chiedere l’aiuto dei fondi di private equity, con cassa integrazione straordinaria approvata dal Ministero del Lavoro per i 76 dipendenti su 151 totali delle sedi di Carcare (Savona) e Bergamo.

Una richiesta, quella della cig, “mai attuata prima dalla Noberasco neanche in precedenti periodi economicamente complessi”, ha spiegato la società in una nota, contando “di tornare a regime di piena occupazione entro alcuni mesi”.

Per andare avanti la società del savonese ha bisogno di liquidità, per questo si sarebbe affidata a diversi fondi di PE interessati ad entrare in una realtà molto radicata sul territorio e arrivata ormai alla quarta generazione di imprenditori con l’attuale ad Mattia Noberasco. Il dossier Noberasco è stato presentato da Deloitte, che segue il caso come consulente, ad importanti fondi di private equity come Clessidra, Pillarstone e DeA Capital, i quali assumendo nuove quote e iniettando nuovo capitale potrebbero permettere alla società della frutta secca di portare avanti il piano di risanamento a cui sta lavorando la famiglia con l’aiuto del chief restructuring officer Antonio Cellie, chiamato da loro per rimettere a posto i conti e rilanciare l’attività.

E guardando i numeri, il lavoro non deve essere semplice visto che nel 2021 (ultimo bilancio disponibile), la società ha registrato una perdita di 3 milioni di euro rispetto ad un utile di 312 mila euro del 2020, un ebitda negativo di 916 mila euro dai 4,3 milioni dell’anno precedente, e ricavi pressochè stabili a 111 milioni. Preoccupano un patrimonio netto di appena 6,5 milioni contro i 10 milioni dell’anno precedente, e 85 milioni di debiti finanziari da 80 milioni del 2020, di cui una parte è da ascrivere all’investimento da 50 milioni per lo stabilimento di Carcare fatto nel 2018 con l’aiuto di banche finanziatrici come UniCredit, Intesa e Banca Carige. Un investimento definito dalla società come “debito buono”, e “orientato allo sviluppo e alla crescita”, ma che ha portato la società a firmare un contratto di vendita preliminare per la cessione dello stabilimento nell’aprile del 2021.

Il capitolo banche comunque potrebbe non essere così tortuoso. La società, infatti, è stata ammessa all’applicazione delle misure protettive per il patrimonio sulla base della legge n.14/2019 che prevede una “composizione negoziata” della crisi, ossia una procedura che, stando alle parole del gruppo, “dovrebbe consentire di risanare la società in breve tempo”. La richiesta è stata inoltrata dalla società alla Camera di Commercio, che ha indicato in Giampaolo Provaggi la figura che aiuterà la società a rinegoziare il debito con gli istituti bancari e che vigilerà la realizzazione del piano di risanamento.

La procedura “non comporterà stravolgimenti sul piano gestionale”, viene spiegato dalla società la quale, una volta messo in piedi il piano di risanamento, ripartirà “con un importante programma di investimenti per completare la realizzazione in Valbormida del più moderno stabilimento in Europa per produrre e confezionare frutta secca e morbida, ma anche snack a base frutta e creme spalmabili di origine naturale”. Il primo passo è quello di tornare a fare utile far girare il flusso di cassa ma l’intento è quello “di proseguire sulla strada del rilancio e dell’innovazione, avendo come priorità la salvaguardia dell’occupazione e la storia del marchio Noberasco”.

(fonte: Bebeez, Il Mattino)

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE