NEL BARESE SI SPERIMENTA LA COLTIVAZIONE DELL’ALBICOCCO IN COLTURA PROTETTA

Condividi

Nell’ultimo decennio, la produzione italiana di uva da tavola risente sempre più della concorrenza internazionale. Nuovi Paesi emergenti in diverse parti del mondo, hanno iniziato o intensificato la coltivazione con le varietà apirene richieste dai mercati. A differenza delle nostre zone, producono molto perché si adattano meglio alle condizioni pedo-climatiche degli areali del Nord – Africa

 

e della regione della Murcia in Spagna.

  

In Italia fino a quando non si individuerà una cultivar senza semi, molto produttiva e remunerativa, che ben si adatta alle caratteristiche pedo-climatiche delle regioni meridionali, non si verificherà nessun aumento della percentuale di produzione di uva senza semi che attualmente è stimata al 16% rispetto al totale della produzione di uve con semi dell’84%. Ciò in attesa di conoscere i dati dell’ultimo censimento dell’agricoltura italiana.

 

Inoltre frequenti crisi di mercato non consentono ai produttori di ottenere ricavi adeguati per compensare gli elevati costi colturali e dei capitali investiti. In passato si è cercato di ridimensionare la superficie utilizzata per l’uva da tavola con la proposta di impianti di kiwi ma le caratteristiche del terreno non risultarono idonee per queste produzioni. Nel Sud-Est barese sono presenti numerose centrali ortofrutticole che spesso pur di diversificare l’offerta di prodotti agricoli ed assecondare la richiesta della Grande Distribuzione Organizzata italiana ed estera, devono rivolgere in altre zone per reperire prodotti non ottenuti in zona come nel caso delle albicocche. Da diversi anni è in produzione presso l’azienda agricola Domenico Di Fino (nella foto) di Noicattaro in provincia di Bari, un impianto di albicocche che ben si è adattato alle zone di coltivazione e da cui si sono ottenuti interessanti risultati economici.

 

Questi impianti di albicocche tra i vigneti rappresentano uno dei rarissimi esempi di diversificazione colturale presenti nella zona, specializzata per la produzione di uva da tavola e di ciliegie. La raccolta è iniziata a metà maggio con le albicocche delle varietà Ninfa e Poffy. Il sistema di allevamento e l’altezza delle piante consente di effettuare agevolmente la raccolta in quanto la zona produttiva non supera i 3 metri di altezza. L’impianto è stato realizzato con un sesto di 2,40 x 4,80 metri con 866 piante per ettaro. La struttura interna è realizzata in pali in cemento precompresso alti 3,30 m dal suolo, con alla sommità copripali in polietilene su cui vengono poggiati i teli di plastica. L’impianto di microirrigazione e le ali adacquatrici sono legati ai pali di sostegno. Dopo la raccolta, i teli in polietilene vengono arrotolati, raccolti sulla struttura e protetti da una fascia di polietilene per proteggerli dall’azione degradante dei raggi solari ed utilizzarli per un maggior numero di anni e di almeno per 4 anni.

 

Info: Mario Colapietra; mariocolapietra@libero.it

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE