Si è conclusa la prima fase di sperimentazione dello studio promosso dal laboratorio “Pedonlab” di Latina e a cui ha contribuito Confagricoltura Latina con la Camera di Commercio di Frosinone e Latina, per lo studio del fenomeno della moria del kiwi.
I primi risultati sono stati presentati nel corso di un incontro al quale hanno partecipato oltre duecento coltivatori, tra i più rappresentativi del settore.
Dalle prime indagini realizzate dal laboratorio, come hanno spiegato i tecnici che hanno condotto la ricerca Mauro e Lorenzo Sbaraglia e Francesca Durante, è emerso che il “fenomeno più caratteristico interessa l’apparato radicale che presenta imbrunimenti e necrosi dello xilema, una progressiva perdita del capillizio radicale, ipertrofia e arrossamento dello strato corticale delle branche radicali che va incontro a marciume e distacco del cilindro xilematico”.
Da qui le indagini fitopatologiche che hanno portato alla verifica sui dati relativi alla presenza di alcuni patogeni. I tecnici stanno dunque valutando, visto che lo studio è ad una fase iniziale, l’ipotesi di intervenire con l’abbattimento della carica virale portata da questi patogeni attraverso alcuni protocolli che sono ancora in via di sperimentazione e che necessitano di un confronto con i Ministeri competenti. Fermo restando l’importanza di avviare una campagna di prevenzione rispetto alle pratiche di gestione degli impianti che tenga conto, tra le altre cose, di un diverso e più contingentato sistema di irrigazione del terreno anche tramite l’uso di nuove tecnologie proprio con l’obiettivo di non “stressare” eccessivamente l’apparato radicale.
Contestualmente lo studio ha evidenziato che è sconsigliabile il reimpianto su terreni in cui sono presenti questi patogeni. “Nel corso della prima fase della ricerca, durata tre anni – hanno confermato i rappresentanti di Pedonlab nel corso dell’incontro – abbiamo voluto restringere il campo analizzando la presenza di un patogeno denominato “Cylindrocarpon Liriodendri” (un patogeno già noto in Turchia e Portogallo, oltre che in Italia) che è risultato presente nell’80% dei casi. Abbiamo inoltre lavorato su altri patogeni presenti, seppure in minor misura. I protocolli di sperimentazione testati hanno dato in questi casi risultati interessanti, in alcuni impianti soddisfacenti, che meritano però un approfondimento con l’implementazione di nuovi dati”.
“Confagricoltura Latina – ha affermato il presidente Luigi Niccolini – ha voluto investire su questo studio insieme alla Camera di Commercio di Latina e ad alcune aziende agricole del territorio, proprio perché siamo convinti che il problema della moria si risolva solo ed esclusivamente dati scientifici alla mano. A questo punto, visto l’esito di questi primi anni di lavoro, è arrivato il momento che le Istituzioni ci affianchino e che ci supportino nella ricerca o nell’eventuale iter autorizzativo dei protocolli sperimentati dai tecnici. Confagricoltura – ha aggiunto Niccolini – conferma l’esigenza di dare impulso ad una campagna di prevenzione per valutare nuovi protocolli di gestione delle aree e, per portare avanti questa attività, occorrono contributi concreti e supporto reale per le imprese agricole che vogliono investire nell’ammodernamento dei loro impianti. Confagricoltura sta inoltre lavorando all’istituzione della società Agriricerca: questa società si occuperà di dare risposte alle esigenze del settore anche sul fronte dello studio dei fenomeni e della ricerca scientifica”.