MINI ANGURIA PER COMBATTERE LA CRISI

Condividi

Mini angurie sotto ai 3 chili, formato ad hoc per i single. I produttori cercano di contrastare la congiuntura e aumentare il valore del prodotto sul mercato in un’annata di forte crisi, specie per il settore delle angurie. Il formato mignon piace. Parola di Andrea Costa, agricoltore mantovano che rivela di riuscire a vendere il prodotto almeno a 35 centesimi al chilo.

 

Una bella differenza rispetto alle angurie più grandi che vengono vendute a pochi centesimi. La testimonianza è riportata su blitzquotidiano.it. Per chi ha una piccola azienda il mini cocomero permette di tagliare alcune spese perché serve meno acqua e lo si può raccogliere a mano. L’investimento su un ettaro è di almeno cinquemila euro l’anno, esclusi i costi di trasporto”. In Italia si producono circa 330 mila tonnellate di angurie di cui quasi il 9% in Lombardia nelle zone di Mantova e Cremona ma il settore è in forte crisi.

 

Per le angurie classiche gli agricoltori incassano fra i 10 e i 12 centesimi al chilo contro i 60-70 centesimi che vengono pagati dai consumatori nelle vendite al dettaglio, con un aumento del 400%. Come conferma Paolo Bassi, coltivatore di angurie di Sermide (Mantova): “Prendo 10 centesimi al chilo contro i 15 centesimi che sono i miei costi di produzione. Quest’anno perderò almeno 60 mila euro – ha continuato – eppure se guardiamo al dettaglio, i prezzi si aggirano sui 70 centesimi. Un abisso rispetto a quanto arriva a noi agricoltori”.

 

 

Nel caldo estivo anche le mini angurie possono contribuire a dare sollievo. È l’ultima trovata degli agricoltori italiani, che propongono un formato pocket inferiore ai 3 kg dedicato ai single ma che non perde il succo e la dolcezza delle sorelle maggiori. Ma soprattutto ha un valore per il mercato superiore a quello delle angurie di grandi dimensioni. Non siamo più negli anni Sessanta immortalati dal grandissimo Gino Bramieri con la canzoncina ironica “Penuria de anguria”, ma come spiega Andrea Costa, agricoltore di Felonica (Mantova) il formato mignon è un prodotto che piace: “Lo produciamo da tre anni – ha commentato – e riusciamo a venderlo almeno a 35 centesimi al chilo a differenza delle angurie classiche più grandi che vengono pagate pochi centesimi al chilo. Per chi ha una piccola azienda il mini cocomero permette di tagliare alcune spese perché serve meno acqua e lo si può raccogliere a mano. L’investimento su un ettaro è di almeno cinquemila euro l’anno, esclusi i costi di trasporto”.

 

In Italia si producono circa 330 mila tonnellate di angurie di cui quasi il 9% in Lombardia nelle zone di Mantova e Cremona ma il settore è in forte crisi. Per le angurie classiche gli agricoltori incassano fra i 10 e i 12 centesimi al chilo contro i 60-70 centesimi che vengono pagati dai consumatori nelle vendite al dettaglio, con un aumento del 400%. Come conferma Paolo Bassi, coltivatore di angurie di Sermide (Mantova): “Prendo 10 centesimi al chilo contro i 15 centesimi che sono i miei costi di produzione. Quest’anno perderò almeno 60 mila euro – ha continuato – eppure se guardiamo al dettaglio, i prezzi si aggirano sui 70 centesimi. Un abisso rispetto a quanto arriva a noi agricoltori”. Anche perché l’anguria ricca di acqua e vitamine è la vera regina dell’estate. Tanto che la Coldiretti è arrivata a stilare un decalogo per guidare gli acquirenti nella scelta. Meglio abbandonare la tecnica diffusissima del picchiettare il frutto per sentire il suono che restituisce. È difficile riuscire a cogliere le differenze. Meglio puntare sulle dimensioni del picciolo (piccolo), la presenza di semi neri, una buccia spessa un centimetro e mezzo, la superficie liscia, striature color verde chiaro.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE