METAPONTO A CORTO DI ARANCE, PRODUZIONE DIMEZZATA A CAUSA DEL GELO

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Metaponto a corto di arance. La gelata dello scorso 21 febbraio che è durata quasi dodici ore ha infatti abbattuto fino al 50% la produzione del territorio con particolari danni nei Comuni di Montalbano, Bernalda e Policoro. Complessivamente 4mila ettari di aranceti interessati dalle perdite su un totale di 6mila ettari dedicati agli agrumi.

Stimiamo perdite per 60mila tonnellate di arance – denuncia Gaetano Mennone, agrumicoltore nel metapontino e agronomo alla guida del Centro Sperimentale di Pantanello -, è un danno significativo che però, essendo limitato a questa zona, non dovrebbe comportare conseguenze sul piano dei prezzi al consumatore, dal momento che le altre zone produttive, Calabria e Sicilia, non hanno registrato problemi particolari”.

Intanto rimangono praticamente senza prodotto un migliaio circa di agrumicoltori lucani che, in questi giorni, stanno assistendo ad una massiva cascola dei fiori.

“Rispetto agli altri fruttiferi- continua Mennone – gli agrumi risultano più danneggiati perché germogliano prima e in più quest’anno registravamo anche un anticipo di stagione. Il germoglio è ricco di acqua sicché è inevitabile che a meno cinque gradi si lessi”.

Danni minori per le clementine che, a differenza dell’arancio hanno anche delle fioriture interne che sono rimaste più protette dalle fronde. Mentre le conseguenze sui limoni, ancora in piena stagione tardiva, sono limitate per via minori superfici interessate, complessivamente 100 ettari.

Anche se la situazione delle arance risulta limitata alla sola zona del Metapontino è innegabile che l’andamento climatico stia accrescendo l’alea del rischio produttivo per gli agricoltori.

È di venerdì scorso una breve ma intensa grandinata occorsa tra il Metapontino e Bari, in particolare a Matera e a Gioia del Colle, nel barese, che però non ha causato significativi danni alle colture ortofrutticole.

Intanto una nota di Coldiretti annuncia il ritorno del maltempo dopo quello registrato nel mese di marzo che ha visto un incremento delle precipitazioni, tra pioggia e neve, del 74% in più rispetto alla media storica.

“Da un’analisi effettuata sulla base dei dati Isac Cnr – si legge nella nota – siamo di fronte all’ultima perturbazione in un inizio di anno che ha distrutto gli ortaggi in campo e provocato perdite consistenti nelle piante da frutto e soprattutto gli ulivi per danni complessivi stimati in oltre 400 milioni di euro. Il clima impazzito del 2018 – sottolinea la Coldiretti – ha spaccato la corteccia, bruciato le gemme e spogliato dalle foglie almeno 25 milioni di piante di ulivo dalla Puglia all’Umbria, dall’Abruzzo sino al Lazio con danni che, a seconda delle regioni, incideranno tra il 15% e il 60% della prossima produzione”.

Mariangela Latella

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