MELONI E ANGURIE, NEL VERONESE VOLUMI “CONGELATI” DAL CLIMA

Condividi

Crollo di produzione e prezzi monstre al dettaglio per meloni e angurie nel Veronese. Per i frutti che dovrebbero essere fra i più diffusi di questo periodo si sta verificando una situazione decisamente particolare, conseguenza delle anomalie meteorologiche degli ultimi mesi.

«Le basse temperature primaverili e le piogge torrenziali delle ultime settimane hanno ostacolato il fenomeno dell’allegagione (la prima fase di sviluppo dei frutti, ndr) e nello stesso tempo hanno rallentato le operazioni di piantumazione», afferma Luca Dal Pezzo, che è produttore di entrambi i frutti e presidente a Zevio di Coldiretti, come riporta L’Arena.

«Tutto questo ha comportato un drastico calo della produzione per il periodo attuale e, a causa della quasi assenza di fiori nelle piante più giovani, la già sicura mancanza di prodotto per il periodo di maggior consumo, quello di agosto», aggiunge. Secondo Dal Pezzo questa situazione comporta anche costi altissimi per la manodopera e perdite per il mancato raccolto.

«Io stesso ho lasciato incolto un ettaro di terreno che solitamente coltivo a meloni, perdendo 3mila piantine, perché sarebbero stati pronti per la raccolta troppo tardi, e un altro ettaro l’ho abbandonato dopo averlo lavorato, perché sulle piante di cocomero non c’erano fiori», precisa il produttore, secondo il quale l’unica nota positiva è data dal fatto che sia i meloni che le angurie sono di ottima qualità, grazie alla lenta maturazione.

Domanda rallentata

Per Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto, «la stagione dei meloni è stata condizionata dalle piogge e dal freddo che hanno caratterizzato il mese di maggio, causando la caduta di molti fiori». Secondo Aldegheri è andata meglio per le colture in serra rispetto a quelle in pieno campo, ma va anche considerato che il clima ha frenato i consumi, dato che i meloni sono frutti che si portano in tavola quando fa caldo.

«Il mercato è partito bene, anche perché la Sicilia ha concluso prima la raccolta, ma ora la richiesta è bassa», aggiunge. «Ovviamente parliamo di quanto viene pagato agli agricoltori; ovvero di un corrispettivo molto più basso rispetto a quello che viene esposto negli scaffali della grande distribuzione, dove i ricarichi sono anche quattro volte tanto».

«La qualità è buona ma in campo c’è pochissima produzione di meloni precoci e molto scarto e nelle serre la situazione non è molto migliore», conferma Andrea Lavagnoli di Cia-Agricoltori italiani. La superficie coltivata a melone, secondo i dati di Veneto Agricoltura, è scesa nel 2023 a circa 870 ettari rispetto ai 1.020 dell’anno precedente (-15%), confermando un calo che è in corso da anni ed è dovuto a scarsa redditività, costi elevati, effetti dei cambiamenti climatici e attacchi degli insetti. 

Le superfici a melone sono concentrate per quasi l’80% nella provincia di Verona (670 ettari), seguita da Rovigo (110 ettari). L’anno scorso la produzione è stata di 22mila tonnellate. Quella delle angurie, invece, non ha sfiorato le 280 tonnellate, principalmente prodotte a Rovigo e Padova.

Sfoglia ora l'Annuario 2023 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE