MELOGRANO, TERREMERSE: “UNA NUOVA FILIERA PER CREARE VALORE”

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Creare valore avviando una nuova filiera; è questa l’idea che sta alla base del nuovo progetto volto a incentivare la produzione di melograno, promosso da Terremerse e presentato ieri pomeriggio al Macfrut davanti a una nutritissima platea di uditori.

La cooperativa romagnola – forte dei suoi 5.200 soci produttori, 900 sovventori e 618 dipendenti – da sempre si pone tra i principali obiettivi creare valore per i propri soci offrendo nuove opportunità di remunerazione e nuovi spazi di mercato.

 

Per continuare a farlo e migliore i risultati raggiunti (nel 2014 il fatturato è stato superiore ai 174 milioni di euro garantendo ai soci una remunerazione di circa 60 milioni) Terremerse ha scommesso su un prodotto in forte ascesa sui mercati internazionali, ma che non può contare su una vera e propria filiera italiana. Attualmente il melograno presente nel nostro paese è infatti prevalentemente di origine estera. La necessità di sopperire a tale mancanza unita alla volontà di offrire un’alternativa produttiva ai soci che si trovano a fare i conti con colture in crisi come le pesche-nettarine o i kiwi colpiti da Psa – ha spiegato il direttore ortofrutta della cooperativa Alessandro Cenzuales – ha portato Terremerse a intraprendere questo nuovo progetto. “L’Italia si sta affacciando ora a questa coltura; a differenza di paesi tradizionalmente più vocati non esiste ad oggi un catasto specifico e preciso. Inoltre il consumatore nostrano non è ancora del tutto pronto e in questo senso siamo convinti che ci sia la necessità di proporre un’offerta locale che avvicini la domanda puntando proprio sull’origine del prodotto. Per questi motivi riteniamo che esistano ampi margini di crescita all’interno di questa filiera”, ha concluso Cenzuales.

Per rispondere alle esigenze del consumatore di oggi il progetto mostra infatti particolare interesse per il segmento del bio (sia per il consumo fresco, sia per la IV gamma e sia per l’industria della produzione di succhi e concentrati). A confermare le parole del manager, l’intervento del direttore SG Marketing Food Strategy Claudio Scalise, che ha evidenziato come tra i consumatori ci sia "una forte tendenza al ritorno alla naturalità, ai prodotti certificati e a chilometro zero. Un trend che facilita la vendita del melograno. Il problema – ha dichiarato – è però quello di insegnare ai consumatori il corretto uso e consumo del frutto. Solo grazie a questi insegnamenti, e solo aumentando il sostegno alla filiera, si possono abbattere le barriere al consumo”.

Le cultivar selezionate inserite nel progetto sono due: Akko, che raggiunge il periodo di maturazione tra il 15 e il 30 settembre e presenta una pezzatura medio-piccola e un color rosso vivace; Wonderful, che ha un periodo di maturazione più tardivo (15-30 ottobre) e offre frutti di peso variabile tra i 500 e i 900 grammi. Le due varietà scelte consentono di estendere il periodo di commercializzazione essendo la Akko disponibile da fine settembre a novembre, mentre la Wonderful da fine ottobre al mese di marzo (se conservata in appositi sacchi osmotici).

I tecnici di Terremerse hanno studiato e approfondito i metodi di coltivazione israeliani – i più all’avanguardia per questa coltura – adattandoli alle condizioni pedoclimatiche delle aree italiane maggiormente vocate. Nell’ambito del progetto, dunque, la cooperativa dispone di un team di esperti in grado di fornire un’assistenza personalizzata e una consulenza costante ai produttori, dalla realizzazione dell’impianto fino alla raccolta del prodotto. I dettagli relativi alle tecniche di coltivazione previste da uno specifico capitolato elaborato da Terremerse sono stati illustrati dal responsabile per le scelte varietali e le tecniche agronomiche per l’ortofrutta Mattia Onofri, che ha declinato la produzione in diverse fasi. Dopo un’attenta analisi del terreno e delle acque di irrigazione è necessario preparare il suolo grazie ad una buona livellatura e allo squadro. L’impianto ideale deve essere realizzato con distanza di 6 metri da un filare e l’altro e di 3,5 metri tra una pianta e l’altra lungo la fila. La terza fase è quella della letamazione, seguita da quella della baulatura (la baula è uno strato di terra di circa 60-70 cm di forma trapezoidale la cui realizzazione è molto importante per salvaguardare le radici della pianta da rischi di asfissia radicale). Infine è prevista la fase della pacciamatura e quella dell’installazione dell’impianto composto da pali a Y. L’irrigazione del terreno è fondamentale per questo tipo di coltura; a tal fine – ha aggiungiunto il tecnico – si rende utilissima l’installazione di una capannina meteorologica dotata di tre sonde, poste a livelli differenti di profondità, in grado di mandare dati a un server centrale segnalando se e quando è necessario irrigare.

Con la tecnica di coltivazione prevista dal capitolato Terremerse il costo medio di un impianto di melograno è di tra 15.000/20.000 euro (stima ottenuta considerando i costi medi di manodopera e di lavorazione). Per incentivare il progetto e aiutare gli agricoltori nella messa a dimora di nuovi impianti, Terremerse ha attivato nel piano operativo – esclusivamente riservato ai propri Soci – di finanziamento degli impianti. (c.b.)

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