MELE, PERE E UVA: IL REPORT USDA (USA) SULLE PRODUZIONI ITALIANE

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È stato rilasciato nei giorni scorsi l’upgrade del Dipartimento americano dell’agricoltura (USDA), relativo all’andamento della stagione commerciale 2016/17 in Italia della frutta decidua. Per le mele, il rapporto parla di una situazione in linea con quella dello scorso anno, con un output complessivo nell’intorno dei 2,3 milioni di ton (circa il 20% della produzione dell’intera Ue-28). Il lieve calo produttivo (-3%) del Trentino Alto Adige, il cui raccolto copre almeno il 70% del fabbisogno nazionale e il 15% di quello europeo, è stato riequilibrato dalla crescita dell’8% registrata in Veneto. Circa le varietà, a fronte della contrazione nell’intorno del 10% delle Granny Smith, del 4% delle Golden Delicious, del 3% delle Fuji e del 2% delle Red Delicious, è attesa un’impennata dei volumi di Imperatore, +44%, oltre al +18% previsto per le Cripps Pink e il +3% delle Gala. In generale, si parla di calibri nella norma e qualità eccellente, grazie alle buone condizioni climatiche durante il periodo di maturazione dei frutti sugli alberi. Nel report si ricorda che anche per la stagione in corso si prevede venga assorbito dall’industria di trasformazione solo il 10% della produzione nazionale mentre il restante 90% è destinato al consumo domestico o all’esportazione. Lo scorso anno in nostro Paese ha esportato 1.045.648 tonnellate di mele, principalmente verso la Germania, Egitto e Spagna, che hanno ricevuto rispettivamente il 27, il 12 e l’8% del totale. Al contrario l’Italia ha importato 48.663 ton di prodotto, principalmente da Francia, Polonia, Slovacchia e Austria.

Circa le pere, il Bel Paese è il primo produttore in Europa con circa 32.323 ettari dedicati a tale produzione. Abate Fetel è la varietà più coltivata, seguita da William B.C., Conference, Kaiser, Coscia-Ercolini e Doyenne du Comice. Le previsioni per la stagione attuale parlano di un quantitativo nell’intorno delle 678.000 tonnellate, l’11% in meno rispetto alla precedente campagna (764.000 ton) a causa di temperature più basse della media registrate dalla primavera fino alla metà di giugno. Anche l’Emilia Romagna, prima Regione in termini di produzione con una copertura di circa il 70% dell’output totale, dovrebbe registrare una flessione del 13% rispetto al 2014/15, campagna che aveva già visto un calo produttivo del 12% rispetto alla precedente. Tuttavia, circa la qualità si sta constatando una buona produzione, caratterizzata da calibri soddisfacenti e elevati contenuti zuccherini. Anche per le pere la ripartizione tra prodotto destinato all’industria e quello al consumo, domestico e non, rispetta le stesse percentuali 10% contro 90%.

Sotto il profilo commerciale, lo scorso anno l’Italia ha esportato 155.946 tonnellate di pere, principalmente verso Germania, Francia e Romania mentre ha acquistato complessivamente 87.963 ton da Argentina, Spagna e Cile.

Analizzando la stagione dell’uva da tavola, il rapporto del Dipartimento americano evidenzia il ruolo da protagonista del nostro Paese. In termini di volumi l’Italia è leader in Europa, seguita da Grecia e Spagna. Negli ultimi 4 anni tuttavia l’intero comparto ha mostrato un trend in discesa per la mancanza di buone opportunità di investimento. Anche in termini di consumo il nostro Paese è il primo in Europa, seguito da Germania, Regno Unito, Grecia e Francia. Le varietà tradizionali con i semi sono ancora molto apprezzate dai consumatori nostrani mentre nel Continente le preferenze si sono decisamente spostate verso le seedless per la loro qualità e il tipo di servizio offerto. Per queste ragioni, nonostante le apirene Italia, Victoria e Red Globe occupino ancora il 66% dell’intera area coltivata, negli ultimi anni le varietà apirene stanno registrando una forte crescita. Sugraone, Crimson, Thompson e Sublime sono tra le più popolari ma un nuovo interesse è suscitato anche dalle tardive come Crystal e Princess. Durante la stagione commerciale 2015/16, l’export ha raggiunto le 467.464 tonnellate ed è stato principalmente indirizzato verso Germania, Francia e Polonia. In generale, Germania, Polonia e Paesi Baltici preferiscono i grandi acini delle uve pugliesi mentre i consumatori d’Oltralpe prediligono le varietà siciliane. Ulteriori mercati strategici per il comparto sono poi rappresentati dai paesi del nord Europa, del Middle Est e nord Africa. Circa l’embargo della Russia, l’USDA sottolinea che a prescindere dal ritiro di circa 500 ton di prodotto, le uve apirene sembrano non aver accusato gli effetti negativi del veto, trovando spazio su altri mercati quali Regno Unito, Paesi Scandinavi e Emirati Arabi Uniti. Infine, l’import dello scorso anno di uva da tavola è stato pari a 24.746 tonnellate, provenienti principalmente da Spagna, Olanda e Egitto.

Chiara Brandi

 

clicca qui per vedere il report completo dell’Usda

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