MELE, FEDRIZZI (MELINDA): “LE GELATE NON GRAVERANNO SUI PRODUTTORI”

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Il saper far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici e la capacità di riorganizzarsi davanti alle difficoltà, ovvero la resilienza mostrata dal management sembra l’arma segreta di Melinda. Sebbene sconvolto dalla gelata che ha colpito i frutteti in fiore a fine aprile, il Consorzio ha già rialzato la testa, raccolto i cocci e pensato al piano B.

Al momento non è ancora possibile fare stime puntuali, la forbice di errore è molto ampia, sicuramente però la Val di Non pagherà un prezzo ben più alto delle perdite nell’intorno del 20/25% supposte per l’Italia dall’agenzia tedesca AMI (vedi news). “Ad oggi ci sono meleti che purtroppo non hanno nemmeno un frutto in pianta mentre altri in cui il danno sembra essere più contenuto”, rivela al Corriere Ortofrutticolo Andrea Fedrizzi (nella foto), responsabile marketing e comunicazione. “Nei frutteti con danni contenuti sicuramente il prodotto ottenuto avrà pezzatura migliore ma resta l’incognita della qualità. Ancora, infatti, non è dato sapere quante mele potranno essere destinate al consumo fresco e quante alla lavorazione industriale poiché ‘cinghiate’, ovvero affette dalla presenza di ruggine”.

Fatte tali premesse, il manager stima un raccolto 2017 inferiore al 40% della produzione totale dello scorso anno, pari a 400 mila tonnellate. “Con una variabilità di errore di circa il 10% – afferma – la produzione di quest’anno sarà al di sotto delle 150 mila tonnellate”, quindi con .

Il Consorzio tuttavia ha già adottato alcune contromisure affinché la carenza di raccolto non si traduca in scarse remunerazioni ai produttori. “La nostra mission è salvaguardare i ritorni degli agricoltori. La qualità del raccolto 2016 e la solidità della nostra struttura ci permetteranno di farlo al meglio anche in un’annata difficile come quella attuale”.

Per prima cosa Melinda ha ridefinito il proprio piano commerciale, razionalizzando le vendite e posticipando lo smaltimento degli stock in magazzino a novembre. Una strategia adottata grazie alle tecnologie di conservazione all’avanguardia di cui dispongono le infrastrutture del Consorzio, volta ad “allungare la coperta” e minimizzare possibili tensioni con la Gdo. Ma non solo. L’organizzazione flessibile ed efficiente del processo di lavorazione permetterà di abbassare notevolmente i costi, così da non gravare eccessivamente e permettere una maggior marginalizzazione sui prezzi.

“L’invito che facciamo ai nostri produttori – conclude Fedrizzi – è di conferire comunque tutta la produzione in azienda. Il Consorzio saprà capitalizzare al meglio anche il prodotto di qualità inferiore”.

Chiara Brandi

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