Gli Stati Uniti si preparano a entrare con un vigore superiore al solito nel mercato europeo delle mele e saranno dei competitori da non sottovalutare per gli esportatori di mele francesi e italiani anche sui mercati del Nordafrica e del Medio Oriente. Gli USA, infatti, stanno registrando il raccolto più importante degli ultimi dieci anni.
Le prime stime parlano di 4 milioni 741 mila tonnellate e pongono gli States al secondo posto al mondo dopo la misteriosa Cina (misteriosa perché a livello statistico non ci sono verifiche internazionali che diano garanzie sui 35 milioni di tonnellate annui e più di mele cinesi). Si è registrato nella campagna in corso un grande recupero della produzione nelle aree vocate dell’Est e del Centro degli Stati Uniti mentre il calo è lieve nell’Ovest (stato di Washington e California). Potranno fare capolino in Europa anche le mele canadesi dato l’exploit produttivo segnato dal Canada (+55% sulla passata stagione per un totale di 429 mila tonnellate, più o meno il quantitativo prodotto anche dal Messico che però non esporta in Europa).
Ma nel mercato globale anche altre variabili vanno valutate ed è necessario avere una visione, appunto ‘globale’. Per l’Emisfero Sud la produzione è stabile intorno ai 5 milioni e mezzo di tonnellate ed è in grado di inserirsi in tutti i mercati più interessanti dell’Emisfero Nord grazie alla specializzazione logistica ottimale raggiunta dai principali esportatori di mele sudamericani, sudafricani e australiani.
Nel corso del 2012 e fino ad oggi le importazioni in Europa di mele provenienti dalle aree del Sud del mondo sono state le più alte rilevate nell’ultimo quinquennio – come è stato sottolineato a Praga nell’ultimo Prognosfruit – e sono state bene accolte dagli importatori e dai distributori europei che, evidentemente, hanno concesso prezzi interessanti. (a.f.)
Sull’argomento leggi anche:
Mele, varchi in Germania per Italia e Francia
Mele, bene l’italia ma la Polonia fa paura
Copyright CorriereOrtofrutticolo.it su testo utilizzabile solo citando la fonte: www.corriereortofrutticolo.it