MAZZONI CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE: “OPPORTUNITÀ DI CRESCITA VIRTUOSA”

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In termini quantitativi ogni anno circa un terzo della produzione mondiale di cibo, pari a 1,3 miliardi di tonnellate, destinate al consumo umano viene perso (food losses: nella fase di produzione fino alla prima trasformazione industriale) o sprecato (food waste: dalla trasformazione industriale fino al consumo domestico/horeca passando per la distribuzione). Sono questi i dati FAO (relativi all’ormai lontano 2011 ma tristemente ancora attuali, ndr) da cui il management di Mazzoni Group ha tratto spunto per organizzare l’annuale Pink Lady Day, svoltosi lo scorso venerdì 9 novembre a Tresigallo, quartier generale dell’azienda ferrarese.

Negli ultimi anni l’impegno per arginare, almeno in parte, tale problema da parte delle istituzioni, dell’associazioni e delle singole aziende di produzione è stato lodevole: la promulgazione di norme ad hoc e l’implementazione di best pratices sono state solo alcune delle strategie adottate.

Per Mazzoni affrontare il problema dello spreco alimentare (compreso quello delle perdite in campo) è una vera e propria opportunità di crescita virtuosa. I tanti metodi messi a punto in questi anni sono stati illustrati da Katia Lupato, responsabile qualità Gruppo Mazzoni: sono tutti volti al miglioramento della ricerca varietale e della produzione agricola.

Seguendo lo ‘Schema della Piramide invertita’ promosso dalla Fao, Mazzoni ha concentrato i propri studi sulla vocazionalità produttiva dei territori e dei suoli, nonché sulla biodiversità locale e sull’adattabilità delle piante ai cambiamenti climatici, in modo da ridurre le problematiche fitosanitarie che comportano perdite e scarti di produzione. È così che sono state messe in campo attività di breeding attraverso il CIV concepite per un’agricoltura sostenibile a livello agronomico, che le piantumature seguono schemi pensati in base alla vocatura delle zone (carote coltivate sul litorale ferrarese, aglio di Voghiera, pesche, nettarine, clementine della Piana di Sibari, pere e mele nel territorio ferrarese, kiwi proveniente dalla zona di Latina etc.) e che i centri di confezionamento sono attigui alle aree di produzione. Inoltre, l’installazione di reti antigrandine e di impianti di irrigazione a goccia sono stati fondamentali, così come il miglioramento delle tecniche di coltivazione e l’adozione di pratiche agricole a basso impatto ambientale (agricoltura di precisione grazie all’utilizzo di energia alternativa, robotica, trattori automatizzati, etc.). Le buone pratiche post-raccolta e per la conservazione, il trasporto, la commercializzazione e la distribuzione, attraverso lo sviluppo di sistemi di stoccaggio e confezionamento più efficienti hanno poi consentito le certificazioni di prodotto ISO 9001:2015 / BRC / IFS FOOD / QS / BIO / GLOBALG.A.P. per le aziende agricole fornitori di trasporto qualificati. Infine, pannelli fotovoltaici, imballi riutilizzabili, modelli organizzativi a supporto della produzione e della trasformazione e tecniche per il ri-utilizzo dell’ortofrutta in canali alternativi chiudono il cerchio.

In questo sistema complesso quanto efficiente volto al contenimento degli sprechi si inserisce la produzione di mele a marchio Club Pink Lady®.

“Pink Lady è un progetto ambizioso – spiega Silvia Carpio, coordinatrice dei prodotti a marchio Mazzoni per la Divisione Fresco – il cui obiettivo è offrire un prodotto di qualità e rispondere alle richieste del consumatore, sempre più esigente circa gli aspetti qualitativi e di salubrità del prodotto. Non a caso, in campagna i produttori sono impegnati nel completo rinnovo varietale da Cripps Pink a Rosy Glow con lo scopo di offrire maggiore qualità e meno sprechi nella piena soddisfazione di tutta la filiera”.

Pink Lady ha sempre operato nel rispetto ed in armonia con l’ambiente: tutti gli operatori affiliati lavorano per contratto nel rispetto delle produzioni integrate e sono certificati GG. Non solo; per prassi vengono seguite in campo pratiche convenzionali e soluzioni naturali tratte dall’agricoltura bio ed è abitudine monitorare i frutteti tramite un software di valutazione delle esigenze idriche del terreno. Di fondamentale importanza anche la conservazione della biodiversità tramite la preservazione di terreni erbosi, da siepi, nidi come quelli della cincia e alveari; mentre vengono utilizzati predatori naturali come le coccinelli per catturare i pidocchi, è praticato il metodo della confusione sessuale per evitare che insetti nocivi si accoppino, e introdotti alveari in fase di fioritura per favorire l’impollinazione naturale. Contro lo spreco, infine, sono decine le strategie implementate per valorizzare al massimo anche le mele meno idonee alla commercializzazione del fresco: dall’impiego in prodotti trasformati con il marchio Pink Lady (esempio yogurt Mila, succhi Tropicana, fettine pronto al consumo Vog etc.) all’utilizzo in proposte per la cosmesi.

All’evento di venerdì oltre a Luigi Mazzoni, erano presenti Paolo Bruni, presidente del Cso Italy, Sergio Trevisan, direttore commerciale Cico-Mazzoni, Eleonora Barbero (account manager Agrofresh), Monica Artosi (direttore generale Cpr System), Raffaela Donati (presidente Regionale Slow Food) e Alessandra Ravaioli (presidente dell’Associazione Nazionale le Donne dell’Ortofrutta). Dopo l’interessante convegno e la visita allo stabilimento di lavorazione, il gruppo si è spostato presso l’azienda Tenuta Zenzalino, di circa 650 ettari, di cui 50 coltivati a Pink Lady.

Chiara Brandi

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