Grande qualità, grandi proprietà nutrizionali, gusti e freschezza imbattibili. Nonostante queste caratteristiche di primo piano gli estratti di frutta ed i centrifugati di V Gamma non riescono a decollare sui banchi frigo di reparto.
La causa: manca una comunicazione adeguata per il consumatore che spieghi come e quando consumare quei prodotti ed il valore aggiunto che li distingue da quelli pastorizzati, situati sugli scaffali ambient, che si acquistano a prezzi molto inferiori.
Ne parla Simone Bissolo (nella foto), junior buyer ortofrutta di Maxi Di, in un’intervista esclusiva per Fresh Cut News.
– Quali sono i prodotti che stanno cavalcando la ripresa della IV e V Gamma nei vostri store?
“Dall’inizio dell’anno stanno tornando a correre gli stessi prodotti con cui crescevamo a doppia cifra prima della pandemia. Prima della pandemia stavano andando fortissimo, viaggiando anche doppia cifra di crescita, le macedonie, le ciotole arricchite, le zuppe e, in genere, i piatti pronti. Quello che non si vendeva era la frutta da bere, ossia estratti e centrifugati, per intendersi. Durante la pandemia, i prodotti di punta hanno perso due, tre e anche quattro punti percentuali. Sono andati in sofferenza, soprattutto le classiche insalate in busta e gli sfalciati teneri. Tuttavia per una serie di fattori siamo riusciti a chiudere il 2020, con un fatturato del reparto sostanzialmente in linea con l’anno precedente”.
– Come mai?
“Perché avevamo fatto, prima del lockdown, una serie di investimenti sulle categorie merceologiche ad alto contenuto di servizio anche in termini di layout dei negozi. Ciò aveva contribuito a creare una crescita fortissima che, pur rallentando, ci ha permesso di chiudere in una situazione di stabilità di vendite rispetto all’anno precedente. Quest’anno, già dai primi mesi, invece, assistiamo a una ripresa dei prodotti di IV e V Gamma che volavano nel fatturato pre-Covid. Da questa corsa notiamo, però, che sono rimasti esclusi gli estratti e i centrifugati di frutta e verdura che continuano a soffrire”.
– Per quale motivo?
“Perché, secondo me, il consumatore non ha ancora ben capito in quale momento della giornata usarli o come, o, ancora, perché pagare un prezzo superiore per questo tipo di prodotto che non riesce ancora a differenziarsi rispetto ad altri simili, come i succhi pastorizzati, ad esempio, che si trovano sugli scaffali ambient e che costano molto meno. Probabilmente non è abbastanza informato sulla qualità di quel tipo di prodotto e sul suo maggior valore aggiunto rispetto agli omologhi che stanno cannibalizzando questa categoria soprattutto per il posizionamento del prezzo”.
– Qual è il rapporto tra la marca del distributore e la marca del produttore nel vostro reparto di IV e V Gamma?
“Dipende dalle categorie merceologiche. Nelle zuppe la MDD ha il 10%; nelle classiche insalate in busta viaggia sul 60%, mentre le ciotole arricchite sono tutte a marca del produttore”.
-Come state gestendo l’aumento dei prezzi delle materie prime?
“Allo stesso modo in cui abbiamo gestito la crisi pandemica. Al momento non ci muoviamo. Stiamo cercando di assorbire la maggior parte degli aumenti dei costi e per il resto continuiamo a lavorare come abbiamo sempre fatto senza mettere in atto azioni di impulso. Il futuro è incerto. Ne abbiamo parlato anche con i rappresentanti dell’industria e anche loro, mi par di capire, tendono ad essere conservativi. Certo, se la crisi dovesse procrastinarsi potremmo trovarci costretti a trasferire gli aumenti dei costi all’esterno”.
Mariangela Latella
(fonte: Freshcutnews.it)