MARINA CAPROTTI: “NESSUNO METTERÀ LE MANI SU ESSELUNGA”. E LA BATTAGLIA CON COOP CONTINUA

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Marina Caprotti presidente di Esselunga in una lunga intervista al Corriere della Sera e a Corriere.it firmata da Stefano Lorenzetto, racconta il padre Bernardo, il fondatore della principale catena della Gdo italiana. L’occasione è la ristampa del libro del padre “Falce e carrello”.

Marina racconta che “verso la fine il dilemma fu: la vendo o non la vendo? Aveva ricevuto formidabili offerte da fondi americani e inglesi, l’ultimo fu Blackstone. “Marina, metti tu la firma”, mi esortò. Risposi: no, la metti tu, papà. E lui non la mise. Negli ultimi giorni di vita, lucidissimo, m’impartiva istruzioni pratiche su tutto, a cominciare dai collaboratori”.

Sulla fatidica firma dice: “Spettava a lui farlo. L’Esselunga l’ho sempre considerata sua, nonostante il 70 per cento l’avesse da tempo donato a me e a mia madre”.

 

Marina, ricorda Lorenzetto, giurò al padre che l’azienda, oggi al 100 per cento sua e di sua madre Giuliana Albera, sarebbe rimasta della famiglia Caprotti.
“Rinnovo la promessa con le sue stesse parole: Nessuno, a Dio piacendo, potrà mettere le mani sull’Esselunga. Nessuna ‘cordata’, nessun raider di provincia, nessun concorrente inesperto, nessun finanziere d’assalto”.

C’è il rischio? “L’ho già visto, quando ci fu l’offensiva di Giulio Malgara, con la sua compagna di allora, di mio zio Claudio e della loro cordata di cinesi. Andò a tutti molto male”.

Quindi i rapporti con le Coop… difficili ancora oggi “Ovunque tentiamo di insediarci, fanno muro. Per l’Esselunga di Genova San Benigno, Coop Liguria ha proposto otto ricorsi fra Tar e Consiglio di Stato, ma abbiamo aperto. Per Sestri Ponente altri due al Tribunale amministrativo regionale. Insomma, il copione si ripete. Oggi però in Emilia-Romagna, grazie al presidente Stefano Bonaccini, riusciamo a dialogare apertamente. Lui ha capito che il Pd deve rinnovarsi anche sul versante economico”.

Sulle posizioni politiche di Bernardo Caprotti, nell’intervista rilasciata a Lorenzetto, la figlia Marina ricorda: “Aveva letto tutte le biografie di Winston Churchill. Era un thatcheriano convinto e vedeva nella sinistra un freno alla libertà d’impresa. Ma rispettava i comunisti intelligenti, come Pier Luigi Bersani: papà nel 2014 accorse nella sua casa di Piacenza e stette un’ora a parlare con l’ex segretario piddino, convalescente dopo un’operazione al cervello. E provava simpatia per Matteo Renzi, lo considerava un uomo del fare che tentava di cambiare l’Italia”.

Lorenzetto poi chiede chi ha avuto l’idea di puntare, negli spot, su una pesca, su una noce e, in questi giorni, su una carota e sull’amore fra padre e figlia, anziché sulle offerte speciali.
“Small, agenzia di New York fondata da due italiani, Luca Pannese e Luca Lorenzini. Volevamo valorizzare la spesa in un luogo che è una palestra di umanità. Ci sono clienti che si fidanzano nei nostri supermercati. Una bimba ha visto che una signora, accompagnata dalla figlia, arrivata alla cassa non aveva i soldi sufficienti per il pandoro e ha chiesto al padre di pagarglielo. “D’accordo”, ha risposto il genitore, “ma tu in cambio riporta sullo scaffale il tuo gioco”. Ha mai sentito una lezione più bella?”.

“Vedo troppa conflittualità intorno a noi: in famiglia, architrave della società naturale descritta dall’articolo 29 della Costituzione, e poi in politica, sui giornali, nel lavoro, sui social, in tv. Credo che l’Italia abbia bisogno di una campagna di alfabetizzazione civile e sentimentale. I nostri spot provano a promuoverla”. Con reazioni controverse. “Però ci sono arrivate migliaia di messaggi da persone che si congratulavano”.

Sulle molte lettere spedite a Esselunga Caprotti racconta un aneddoto: “Una mamma mi ha scritto: “Come posso insegnare a mio figlio che non si ruba se, quando andiamo per la spesa all’Esselunga di Milano Porta Nuova, molti lo fanno?”. Eppure quello è il quartiere dei grattacieli. Sta passando l’idea che il furto sia un diritto”.

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