“Siamo in primissima linea nella lotta contro l’inflazione. La questione va vista in un’ottica di lungo periodo. Abbiamo vissuto anni con un’inflazione bassissima. E questo grazie alle aziende che hanno come obiettivo quello di ridurre i costi e aumentare le efficienze. Con un nota bene: quando parliamo di largo consumo, parliamo di una pluralità di aziende con una numerica che tende all’infinito”.
Ad affermarlo in un’intervista ad Alimentando è Francesco Mutti (nella foto), presidente di Centromarca e dell’omonimo gruppo leader nel pomodoro trasformato, protagonista anche al meeting di Rimini. “I dati ci parlano di 33mila aziende con un fatturato medio di qualche milione di euro. Una sorta di mercato perfetto. Quindi con attori e prodotti, come pure canali, diversi. Ebbene queste aziende hanno tenuto per decenni l’inflazione bassissima. Poi però sono successi fenomeni esogeni che hanno creato problemi enormi. Il monitor dei bilanci 2022 delle nostre aziende, associate e non, parla di grandissime sofferenze. È l’’Effetto Nightmare’ con contrazione dei margini e calo dei volumi…”
Mutti aggiunge: “Non è possibile per una associazione svolgere attività sui prezzi. Il nostro legislatore prevede che il mercato sia libero di muoversi senza alcuna interferenza. E le cito un caso stringente: alcuni anni fa il Governo sollecitò un intervento dell’industria per ridurre i prezzi di beni per l’infanzia. L’associazione di categoria che promosse l’iniziativa fu multata, successivamente, per tre milioni di euro dall’Antitrust. Aggiungo inoltre che fra le aziende dei beni di largo consumo non esiste un monopolio. Nessuna azienda italiana, per le sue dimensioni, può condizionare il mercato. Cosa che non è altrettanto vera per quanto riguarda la distribuzione. Che esercita il cosiddetto ‘buying power’…”
“Se il Governo ci invita a bloccare gli aumenti, perché noi dovremmo essere gli unici a non scaricarli a valle?”, si domanda Mutti. “Un’iniziativa di questo genere rischia di fornire ulteriore potere alla distribuzione. Che ha catene, non dimentichiamocelo, con quote di mercato non dell’1% ma del 10% e oltre, con miliardi di euro di fatturato. E un potere di vita o di morte rilevante nei confronti delle aziende. Un potere enorme e abnorme. Quindi non è con quella strada che noi andiamo a migliorare la situazione”.
“Ci sono diverse manovre da attuare per incrementare la capacità di acquisto dei consumatori. Sicuramente la riduzione del cuneo fiscale, su cui sta lavorando il Governo, permette di mettere più euro nelle tasche dei lavoratori. Il secondo elemento può essere una riduzione o addirittura un azzeramento delle aliquote Iva su alcuni beni di largo consumo. Il Governo poi dovrebbe intervenire per rendere più efficienti le filiere. Come dicevo in precedenza, le aziende italiane sono piccole. Per questo il grande tema è come aumentare il valore delle produzioni. Che a sua volta genera ricchezza per il Paese. E anche il tema del salario minimo mi sembra corretto. Dobbiamo essere in grado di pagare il giusto prezzo per la manodopera. Ma con un nota bene: dobbiamo essere certi che tutti seguano le leggi. E questo è un compito dello Stato”.
(fonte: Alimentando)