MARCIA INARRESTABILE DEL BIO IN EUROPA, ITALIA INDIETRO NEI CONSUMI

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Boom dell’ortofrutta bio sui mercati europei con un aspettativa di crescita che porterà nei prossimi anni ad assorbire il 35% degli acquisti biologici. L’Italia è ancora indietro sui consumi. La domanda comincia a evolversi in maniera interessante anche Oltremare con Giappone e Paesi dell’America latina sempre più attenti all’offerta di prodotto organico.

È quanto è emerso nel corso della prima edizione del Biofruit Congress che si è tenuta alla fiera madrilena di Fruit Attracion, durante il quale si è anche evidenziato che la frutta bio cresce più degli ortaggi nelle preferenze dei consumatori Ue, con una crescita della domanda tra il 2017 e il 2018 del 20% (pari ad una spesa di 1,8 miliardi di dollari) contro il +6% dei vegetali certificati (3,1 miliardi di dollari).

“Negli ultimi quindici anni – spiega Elena Panichi, Vicedirettore dell’Unità B.4 Organics della Commissione europea – gli ettari coltivati a biologico in Europa, sono letteralmente esplosi passando da 5 milioni del 2003 a più di 12 milioni di adesso, +140%. Parallelamente è cresciuta anche la domanda e oggi l’Ue è il secondo mercato per il bio con 30,7 miliardi di dollari di fatturato, dopo gli Usa con 38,9 miliardi. Al terzo posto la Cina. Questo boom ha reso necessario un ammodernamento della disciplina europea per superare le molte zone grigie che ancora persistevano e che si è realizzato con il regolamento 848/2017, che entrerà in vigore nel 2021 e che ha portato ad una sorta di compromesso tra le linee del Consiglio e quelle del Parlamento europei”.

Se gli Usa, sono il più grande mercato mondiale del bio con un fatturato di quasi 40 miliardi di dollari, la Svizzera è il Paese con la spesa pro-capite più alta: 288 euro l’anno. Seguono i danesi (278 euro/anno); gli austriaci (196); i lussemburghesi e gli svedesi (188); gli abitanti del Liechtenstein (171); i tedeschi (122); i francesi (118); i norvegesi (76) e gli olandesi (71).

L’Irlanda è il Paese dove le superfici certificate stanno crescendo in maniera più impressionante: +21,8% tra il 2015 e il 2016 ed oggi detiene la quota di mercato di vendite in ortaggi organici più alta (23%) seguita, nella top ten europea, da Svizzera (21,2%); Austria, 14,4%); Svezia (12,2%); Germania, Francia (5,4%); Regno Unito e Norvegia (4,3%); Finlandia (3,9%) e Spagna (3,3%).

L’Italia, ancora indietro sul fronte dei consumi Bio e resta fuori dai primi dieci anche nella classifica degli acquisti di frutta.

La Germania è il primo mercato europeo (con 9,5 miliardi di euro di acquisti) soprattutto attraverso i canali della Gdo che, tra il 2016 e il 2017 ha registrato una crescita di fatturato di alimenti bio dell’8,8% passando da 5,45 miliardi di euro a 5,93.

Al secondo posto c’è la Francia con un giro d’affari di 6,7 miliardi di euro, seguita dall’Italia (2,6 miliardi di euro) ed il Regno Unito con 2,5 miliardi di euro.

“Nel mondo – ha precisato Julia Lernoud (nella foto), esperta internazionale di bio per conto di Fibl-Ifoma-Organics – ci sono quasi 60 milioni di ettari coltivati a biologico da 2,7 milioni di agricoltori distribuiti in 178 Paesi. I principali produttori mondiali sono l’Australia, con 27 milioni di ettari; l’Argentina, 3 milioni e la Cina, 2,3. Solo in questi tre Paesi ci sono quasi 1,3 milioni di produttori Bio. La vera grande crescita si è registrata a partire dal 2016 ma alcuni punti critici del settore ancora persistono come ad esempio i problemi di contaminazione che possono derivare da una poco accorta gestione della catena del freddo”.

In Spagna, primo produttore europeo per superfici, la domanda di bio cresce di più di quello convenzionale, che per contro rallenta, registrando nel 2017 un +12,5%. Mentre sul mercato mondiale è il Messico il primo produttore della sola categoria di ortaggi bio con più di 97mila ettari. Per gli ortaggi l’Italia è al quarto posto della classifica mondiale dei produttori con quasi 44mila ettari.

Mariangela Latella

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