MACFRUT, IL FUTURO SI GIOCA SULL’INTEGRAZIONE VERTICALE DI FILIERA

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L’integrazione verticale di filiera deve essere il paradigma che guiderà l’agricoltura italiana sul mercato globale. Alla vigilia delle elezioni europee, si apre con una visione di ampio respiro per tutto il settore primario italiano, la trentaseiesima edizione del Macfrut, che ha debuttato questa mattina e prosegue fino a venerdì 10 maggio a Rimini Fiera.

In assenza di un sistema Paese che vada principalmente nella direzione necessaria di compattare e supportare a 360° il tessuto produttivo, nonché di una normativa europea per l’internazionalizzazione dei settori agricoli dei Paesi Membri, che presenta alcuni punti di criticità, soprattutto in relazione alla mancanza di reciprocità negli accordi con i mercati terzi, gli interventi inaugurali hanno cercato di ricomporre i tasselli del puzzle, composito, del potenziale competitivo della filiera italiana che in Macfrut vede la sua vetrina internazionale. Una vetrina che rilancia la propria funzione di volano commerciale anche grazie al rafforzamento della partnership con Ice, il Ministero per lo sviluppo Economico e quello per gli affari esteri.

“Negli ultimi cinque anni – ha precisato Renzo Piraccini, patron della fiera – Macfrut ha più che raddoppiato il giro d’affari con un crescente aumento delle superfici, degli espositori e dei visitatori. Molte le novità di quest’anno. Sul fronte dei mercati, il ponte creato con le economie dell’Africa sub-sahariana ha portato più di duecento espositori da 15 Paesi del continente, collocati in un apposito padiglione. L’Africa è un continente strategico per l’Italia non solo perché guarda con interesse al nostro know-how e quindi alla nostra filiera dei macchinari di cui ha bisogno per implementare il settore primario ma anche per una crescente classe media, specie dei grandi agglomerati urbani, che richiede prodotto di qualità e, in particolare, made in Italy”.

Da qui al 2050 si prevede che la popolazione mondiale sfiorerà i 10 miliardi di abitanti di cui, quasi un terzo, si troverà in Africa. “Questo è un motivo per cui – ha spiegato Thsibangu Kalala, ministro agricoltura della Repubblica democratica del Congo – tutti i Paesi dell’Africa stanno investendo molto e considerano come primario l’obiettivo di implementare il settore agricolo. Il futuro è l’agricoltura e da noi ci sono tutte le condizioni per svilupparla: il clima, il sole, milioni di ettari di terra coltivabile e l’acqua”.

La presenza dei Paesi dell’Africa Subsahariana fa da controcanto anche alla collaborazione già avviata dalla Regione Emilia-Romagna con quei territori.

“Collaboriamo con l’Africa da tempo – spiega Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura nonché presidente di Areflh – Sono all’attivo lavori importanti con le università per l’assistenza tecnica a questo processo di sviluppo dell’agricoltura africana. Siamo inoltre parte attiva nella realizzazione fattiva di quello scambio che interessa la nostra industria tecnologia e le nostre produzioni come sbocco di mercato. Non dimentichiamo che l’apertura ha reso forte questa terra, l’Emilia-Romagna che, da Regione povera, ha trovato con le grandi produzioni, una grandissima capacità di esportare. E questo ha fatto la sua fortuna. Oggi una forte attenzione alle politiche comunitarie è alla base del settore. C’è bisogno, in sostanza di investire e di integrazione”.

La regione Piemonte è il partner di questa edizione che sarà presente con i suoi prodotti di punta e in particolare con la mela rossa di Cuneo Igp. Tra le novità già annunciate che hanno aperto i battenti con l’opening anche il Green house technology village, l’Acqua campus dedicato ai nuovi sistemi di irrigazione e il forum sui biostimolanti. Fil rouge imprescidibile di tutti gli eventi è la tematica del cambio climatico per il quale l’Onu ha posto degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile da qui al 2030.

Mariangela Latella

Rimini

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