MACFRUT 2015, LA GRANDE SCOMMESSA

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Pubblichiamo qui di seguito l’editoriale del direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati inserito nel numero di settembre del Corriere Ortofurtticolo, in distribuzione in questi giorni al Macfrut di Rimini.

E Macfrut sia. C’è grande e giustificata attesa per la 32a edizione della fiera che con l’edizione 2015 segna davvero un nuovo inizio, un nuovo corso. E non solo per la location riminese al posto di quella tradizionale cesenate; e non solo perché “l’uomo solo al comando”, cioè Renzo Piraccini, ha segnato con la sua personalità e il suo dinamismo tutta la fase preparatoria che ha rivoltato come un calzino l’impostazione del ‘vecchio’ salone cesenate.

C’è la volontà di dare un segnale forte, il senso di una grande scommessa che, giocata sui temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione, faccia dire agli operatori che Macfrut ha davvero cambiato pelle, che è un appuntamento da non perdere al pari di Berlino o Madrid.

Ma andiamo con ordine. Doveva essere l’anno delle tre fiere dell’ortofrutta; poi ha prevalso il buon senso e si sono ridotte a due con il ritiro di Verona. Doveva essere l’anno del debutto di Bologna come fiera nazionale di settore (magari in abbinamento col Sana) poi invece ha vinto il partito romagnolo e Macfrut è tornata nelle terre del Passatore ma si è solo trasferita 40 chilometri più a sud, nei moderni quartieri della fiera di Rimini. E’ stato l’anno della grande rivalità con Milano dove è nata Fruit Innovation, e molti pensano che se Macfrut fosse finito a Bologna forse il salone milanese non sarebbe nato. Salone milanese che adesso deve fare i conti col cambio di proprietà di Ipack Ima, di cui era una filiazione, e con le scelte strategiche del nuovo proprietario, la Fiera di Milano, che nel frattempo ha cambiato amministratore delegato. In sostanza sono usciti di scena i due manager (Corbella per Ipack-Ima e Pazzali per Fiera Milano) che avevano fortemente voluto il salone milanese. Nel risiko delle fiere la situazione resta più che mai in movimento. Il futuro di Fruit Innovation al momento è nelle mani del cda di Fiera Milano e nessuno si azzarda a fare previsioni. Il presidente di Fruit Innovation, il n.1 di Conad e Adm Francesco Pugliese, durante l’estate ha incontrato i vertici di Fiera Milano e di Macfrut per tentare una sintesi che valorizzi Cesena, Rimini e Milano, il cui ruolo di sede internazionale e trampolino verso l’Europa potrebbe coniugarsi bene con il marchio e il know how di Macfrut e la sua consolidata tradizione di vetrina del sistema ortofrutticolo italiano. Insomma il cambio di proprietà di Fruit Innovation potrebbe trasformarsi in una opportunità per un salto di qualità del sistema Ortofrutta Italia, chiamato una volta tanto a fare squadra. Al momento la partita resta aperta e forse i giochi si riapriranno dopo che il Macfrut riminese tirerà i primi bilanci. Resta una incognita il ruolo della politica, anzi del ministero, in tutta questa partita. Qualcuno pensava che il lombardo Martina avrebbe quanto meno visto con favore la nascita del salone milanese, o almeno si sarebbe adoperato per trovare una sintesi con Cesena per evitare una concorrenza dannosa per tutti. Invece il ministro, forse distratto dall’Expo, è rimasto sostanzialmente alla finestra e se ha dato qualche segnale, lo ha dato in direzione di Macfrut.

Al momento i giochi non sono ancora chiusi e tutte le opzioni restano in campo, anche quella di un ritorno sulla scena di Verona se Milano abbandonasse Fruit Innovation al suo destino. Ma adesso è il momento di alzare il sipario sul Macfrut a guida Piraccini. La capacità manageriali di Renzo non le scopriamo oggi e valga per tutte l’imprinting e il dinamismo che ha dato alla sua ex azienda, l’Apofruit, una grande cooperativa di primo grado gestita come una impresa privata. Nell’organizzare il ‘nuovo’ Macfrut Piraccini è stato bravo, ma anche – come spesso gli capita- fortunato. Se dovesse scomparire la concorrenza milanese, avrebbe vinto la battaglia per il ritiro dell’avversario. In questi mesi la concorrenza con Milano è stata una motivazione in più.

Il colpo più significativo di Piraccini non c’è dubbio è stato l’accordo con gli spagnoli di Fruit Attraction per una strategia globale di internazionalizzazione che vede come primo atto l’organizzazione di una fiera al Cairo (Mac Fruit Attraction) dal 4 al 7 maggio 2016, proprio gli stessi giorni in cui era stata annunciata l’edizione 2016 di Fruit Innovation (come dire: à la guerre comme à la guerre).

Poi gli accordi con Unicredit e il coinvolgimento dei paesi dell’Est Europa, l’attenzione al vivaismo, la convention di Coop Italia… La sfida di fondo è trasformare una occasione di incontri e contatti in un vero momento di business. Sono annunciati tanti buyer delle principali catene europee e tanti investitori internazionali. Vedremo. Se il nuovo Macfrut saprà imporsi come evento davvero nazionale, facendo dimenticare la location un po’ decentrata e l’imprinting romagnolo, potrà ambire a diventare quello che Vinitaly è per il mondo del vino: non solo una fiera, ma il marchio, la bandiera, il brand dell’ortofrutta italiana nel mondo. La scommessa è tutta qui.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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