MAC FRUIT ATTRACTION, LA SPAGNA VUOLE “CONQUISTARE” LA CINA

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Al Mac Fruit Attraction China che si chiude oggi a Shanghai la presenza degli spagnoli é numerosa anche se inferiore rispetto a quella italiana, partner di Cesena Fiere nell’organizzazione dell’evento.
“Per noi il mercato cinese ha una fortissima attrattiva e i risultati messi a segno finora lo confermano. L’export agrumicolo è molto buono e la domanda è in decisa crescita. Il consumatore cinese sta dimostrando di apprezzare tantissimo il nostro prodotto riconoscendone l’elevata qualità. Anche per le drupacee si sta osservando un trend in crescita, ma poiché l’apertura del mercato è avvenuta solo di recente non abbiamo ancora statistiche disponibili e la quota interessata è irrisoria”, ha dichiarato al Corriere Ortofrutticolo Jaquín Gómez Carrasco, presidente dell’associazione dei produttori ed esportatori di frutta di Murcia APOEXPA.
La qualità percepita del prodotto ‘made in Eu’ è tangibile anche dall’osservatorio spagnolo. “Ciò che abbiamo potuto notare è la miglior percezione del prodotto iberico rispetto a quello di origine cilena, seppur sul mercato in periodi differenti dell’anno. È un discorso che si può estendere all’intera produzione ortofrutticola europea, riconosciuta dal consumatore locale come differente poiché di migliore qualità organolettica e garanzia di maggior sicurezza alimentare. Si tratta di una domanda confinata alla sola classe medio-alta con un potere di acquisto elevato, ma il dinamismo della società cinese è tale per cui il numero di ‘borghesi’ è in costante e vertiginoso aumento. Tutto questo ci porta ad avere prospettive molto buone”.
Ad oggi la Spagna è presente nella maggior parte dei Paesi asiatici, eccezion fatta per Cina, Corea del Sud e Gabon, dove l’entrata è limitata a produzioni autorizzate dal sistema di controllo fitosanitario. La naturale predisposizione all’esportazione tuttavia pone il Paese di fronte ad un’importante sfida: riuscire a inviare uva da tavola in Cina, di cui la Spagna è leader per le varietà seedless con volumi pari a 200 mila tonnellate quasi interamente destinato oltre confine (soprattutto Ue ma anche Canada, Sud Africa, Nigeria e Dubai).
“Speriamo vivamente che il prossimo protocollo fitosanitario al vaglio delle Autorità cinesi possa essere quello relativo alla nostra uva da tavola”, conclude Carrasco.

Chiara Brandi

Shanghai

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