MAAS DI CATANIA, OPERATORI ESASPERATI. “LA NUOVA STRUTTURA È UN GRANDE BLUFF”

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Era stata definita dall’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo la "Porta del Mediterraneo", eppure oggi sta diventando la tomba dell’agricoltura locale. È il MAAS (Mercati agro alimentari di Sicilia), la piattaforma logistica di contrada Jungetto, inaugurata in pompa magna il 2 aprile del 2011 e, a distanza di due anni e mezzo, considerata un grande bluff.

Questo almeno il punto di vista degli operatori del settore ortofrutticolo che chiedono interventi urgenti non solo sulla struttura, che presenta numerose problematiche alcune delle quali inconcepibili per un luogo che ha appena 30 mesi di vita, ma anche sulla politica dei prezzi delle locazioni e delle tariffe.

“Siamo alla frutta – affermano con il sorriso stretto tra i denti per il gioco di parole, ma evidentemente preoccupati, alcuni rappresentanti del Somaac, (il sindacato degli operatori mercato Agro-Alimentare Catania). Non riusciamo a sostenere le spese degli affitti e della spazzatura, ma soprattutto lavoriamo in una struttura che è tutto il contrario di quella che ci avevano prospettato quando ci hanno costretto a trasferirci qui”.

Perché il trasferimento dal sito di San Giuseppe La Rena, che dovrebbe diventare il nuovo polo fieristico della città di Catania, non è stato affatto accettato di buon grado dalle decine di operatori, sedotti dalle prospettive che, all’epoca, avevano ammantato l’apertura del MAAS, e non ancora concretizzatesi. Ma è della struttura in sé, delle mancanze e dell’impossibilità a rimanervi dentro senza contrarre debiti che si lamentano, sovrastati da un carico economico cinque volte maggiore di quello precedente e senza, a loro dire, avere in cambio alcun servizio. “Lavoriamo qui nella totale anarchia gestionale – continuano – e nella continua emergenza”.

Lamentano problemi di elettricità, relativi alla pavimentazione già danneggiata in più punti e del conseguente pericolo per la movimentazione delle merci, nonché problemi strutturali per quanto riguarda gli scarichi dell’acqua che, realizzati senza soluzione di continuità e con pendenze particolari, provocano sovente allagamenti all’interno dei box. Ma è l’aspetto economico, i costi vivi per ogni operatore, ad aver dato la mazzata finale a un comparto, quello agricolo, già in forte crisi e che oggi deve affrontare la concorrenza sleale non solo degli abusivi ma anche della grande distribuzione.

“Paghiamo 568 euro al mese per l’immondizia – spiega Mario Maniscalco (nella foto), vicepresidente del SOMAAC – ma non possiamo effettuare la raccolta differenziata nonostante abbiamo chiesto di poterla avviare per risparmiare sui costi di conferimento. Al contrario – aggiunge – abbiamo una sorta di isola ecologica all’interno della struttura che, come si può ben immaginare, rende l’aria irrespirabile”.

Un costo spropositato da aggiungere a quello dell’affitto di un box, in media 1.200 euro al mese. Anche per questo, su stessa ammissione di Maniscalco, ben l’80 per cento degli operatori del settore ortofrutticolo è moroso nei confronti del MAAS. Inoltre, secondo i rappresentanti Somaac, il MAAS non sarebbe stato messo in condizioni di diventare realmente il mercato centrale della Sicilia e quella porta del Mediterraneo di cui si era a lungo parlato. La distanza dai centri, la mancanza di strade di collegamento e l’assenza di un piano industriale lo avrebbero reso un guscio vuoto. Insomma, quella che avrebbe dovuto essere “una splendida realtà”, almeno stando alle parole dell’allora presidente Lombardo, è rimasta cattedrale nel deserto, tanto che gli operatori dell’ortofrutta vogliono andare via. “Vogliamo andare da un’altra parte – concludono – perché questo posto non è né valido né competitivo”. (fonte: Catania Live Sicilia)

 

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