LOTTA ALLA PIRATERIA VARIETALE, “LA FILIERA DEVE FARE SISTEMA”

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Fare sistema a livello nazionale in tutti gli ambiti della filiera, dai produttori agli enti di certificazione, arrivando al sistema dei costitutori e fino alla parte finale più vicina al mondo del consumatore, quindi la distribuzione, per continuare in modo efficace ed efficiente nella lotta alla pirateria varietale. Questo è quanto emerso nell’incontro “Promuovere la varietà in frutticoltura, tra attese messianiche e pirateria: un approccio realistico” tenutosi ieri, 4 maggio, all’interno di Macfrut nell’ambito del Salone del Vivaismo e dell’innovazione Varietale.

A dirlo sono stati diversi protagonisti della filiera agroalimentare e di certificazione che, intervenuti nel confronto, hanno evidenziato l’importanza della difesa dei diritti di moltiplicazione e la protezione legale della proprietà intellettuale legata al materiale genetico ai fini del miglioramento varietale.

Tutti hanno evidenziato in primis come “una normativa europea c’è e soprattutto a livello nazionale abbiamo forse una delle più moderne al mondo anche se purtroppo questo non basta”. Una presa di coscienza che attraverso i rappresentati di filiera si è comunque voluta analizzare per fare il punto della situazione. Ne è scaturito così “un incontro molto delucidativo sullo stato dell’arte – conferma il professor Daniele Bassi dell’Università di Milano che ne ha moderato lo sviluppo -, in quanto ha messo in chiaro come oggi sia quantomai necessario un cambio di paradigma nella lotta alla pirateria varietale. Precisamente – spiega – si deve passare da un atteggiamento meramente sanzionatorio e repressivo a uno più incentrato sulla moral suasion verso i produttori. Pagare le royalty – aggiunge – non deve essere visto come una tassa o un freno, ma un servizio che viene dato al produttore per poter disporre di varietà più produttive, resistenti e qualitative. Servirà ancora del tempo ma la strada – conclude – deve essere questa per ottenere risultati condivisi e di lungo respiro”.

Tra i partecipanti al confronto c’è chi su questo tema ha spinto molto. Per Stefano Barbieri di Sicasov “credo che la creazione di un gruppo di lavoro nazionale con tutti gli operatori sia una delle necessità più emergenti e urgenti da fare, per trovare risposte comuni e condivise”. A livello unanime, infatti, si è riconosciuto come “l’innovazione varietale ha dei costi che devono essere equilibrati. Si fa pirateria, non a caso, su materiale che ha successo commerciale non certo su prodotti scadenti”.

Ma il gioco di squadra è il vero punto forte della riflessione. Anche Maurizio Ventura di Sun World proprio sulla necessità di “lavorare insieme per promuovere una cultura la più ampia diffusa e convergente sul tema della legalità”, ha spinto molto.

In tema di tempi e urgenze Walter Guerra di Csaf Laimburg, mette in evidenza come sia “importante avere e ottenere informazioni certe e riscontrabili nella valutazione del materiale genetico e quindi della varietà. Per questo – ha aggiunto – è molto importante che le valutazioni arrivino in modo indipendente”.

Questo anche per una tutela dal punto di vista fitosanitario e di salubrità generale. “Analisi approfondite, certificazioni e processi condivisi per la mappatura del dna per il controllo sanitario è fondamentale nella strategia della moltiplicazione a fini commerciali ma questo ha un costo e dei tempi di rispetto che sono normati”.

Infine Walter Pardatscher di Vog ha messo in evidenza come “nelle strategie del futuro, magari anche per porre un freno all’illegalità in campo, una delle scommesse da vincere è quella di abbassare i prezzi di produzione a monte, dando maggiore marginalità ai coltivatori”. Di fatto l’incontro a Macfrut ha messo in primo piano come il cambio di strategia, la nuova comunione d’intenti e la realizzazione di azioni condivise possono diventare exit strategy per riuscire a ridurre “un danno economico che solo per l’ambito fruttifero – spiega l’avvocato Vincenzo Acquafredda di Trevisan & Cuonzo – si può definire attorno ai 20 milioni di euro ma che si triplica se ragioniamo per tutti gli ambiti agroalimentari attraversati dal fenomeno della pirateria varietale”.

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