L’ITALIA A FRUIT  LOGISTICA: POCHI VERI PROTAGONISTI

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Come in tanti hanno già detto e scritto si è chiusa una edizione particolarmente affollata di Fruit Logistica a Berlino. Sicuramente l’ottimismo legato al superamento della crisi ha contribuito ad incrementare l’affluenza di operatori. Ancora una volta è stata ribadita la centralità della fiera come momento di incontro e di sviluppo di relazioni commerciali sul mercato internazionale dell’ortofrutta. L’Italia si è presentata in forze, ma con una immagine contraddittoria. La rappresentazione che si è data del nostro Paese riflette la sempre più netta divisione tra le imprese pro-attive sul mercato e chi è ancora attestato su una gamma di offerta tradizionale.

Visitando i padiglioni italiani, la sensazione che ho avuto è stata quella che le imprese italiane che si proponessero come protagoniste fossero comunque una minoranza rispetto agli oltre cinquecento espositori nazionali.

Era facile individuarle: si trattava delle imprese che operavano nel comparto della IV e V gamma, delle aziende che presentavano specialità territoriali DOP ed IGP, di imprese che proponevano ortaggi già puliti  in confezioni consumer.  Oppure le aziende che hanno sviluppato una chiara politica di marca.

Curiosamente, tutte queste aziende presentavano campionature dei propri prodotti, come biglietti da visita del proprio posizionamento di mercato. Nella gran parte dei casi, invece ci siamo trovati di fronte a stand con allestimenti più o meno impattanti e ricercati, ma completamente privi di prodotto oppure con presenza di coreografie fatte con il prodotto indistinto. Mi si dirà che in fiera ormai si va  per ottimizzare gli incontri con i propri clienti ed evitare così le visite a domicilio dei singoli buyer, oppure che i nuovi contatti sono sempre più difficili e raramente interessanti. Certo che se non si fanno vedere le proprie proposte, risulta difficile che un operatore non conosciuto si avvicini ad uno stand.

D’altra parte il plus di Fruit Logistica è che è diventata la vetrina mondiale del commercio di ortofrutta e dunque dovrebbe essere la sede ideale proprio per allargare la propria rete commerciale. Negli altri padiglioni, la percezione era proprio differente: l’ortofrutta  era sempre presente in tutti gli stand. Esposizioni particolari di prodotto, pack innovativi, comunicazioni di prodotto particolari, tutto ciò caratterizzava gli stand dei nostri competitori.

Da tutto ciò due considerazioni. La prima, lapidaria, per le imprese: capisco che le esportazioni italiane siano in crescita, che i consumi in Italia siano di nuovo a livelli dell’inizio Anni 2000, ma certe ‘pigrizia’ sarebbe meglio superarle in fretta. La seconda per l’Italia: è evidente che quando parliamo di ‘mancanza di sistema’ nel nostro presentarci all’estero, non parliamo di quantità di operatori partecipanti quanto dell’idea che l’Italia vuole proporre di se al mondo. Quali plus mettere in mostra per comunicare la distintività delle nostre produzioni? Allora la sostenibilità, la produzione biologica, la bellezza dei territori e le specifiche  specialità, la tecnologia di lavorazione e condizionamento  rispettosa del prodotto e dell’ambiente, dovrebbero essere i principali capisaldi di un racconto istituzionale che dovrebbe dispiegarsi lungo il Salone e caratterizzare le hall italiane. Cercasi istituzione interessata.

Claudio Scalise

SGMARKETING

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