L’ITALIA ESPORTA POCO NEL REGNO UNITO, MA CI SONO SPAZI PER MIGLIORARE

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Con un import di 8 miliardi di euro per l’ortofrutta, il Regno Unito di Gran Bretagna si conferma uno dei mercati di importazione più grandi del continente europeo, cui l’Italia fornisce solo il 3,3% in valore del totale, mentre la Spagna oltre il 20% (elaborazioni Monitor F&V Agroter su dati Eurostat).

Secondo la prima edizione FPJ Big 50 Products 2015 promosso dal Fresh Produce Journal, il mercato ortofrutticolo inglese sta subendo anch’esso gli effetti provocati dalla guerra dei prezzi della Gdo britannica, inaspriti ulteriormente dall’embargo russo, a causa di tanti produttori che cercano di riallocare la propria merce utilizzando la leva del prezzo.
La ricerca, in partnership con Kantar Worldpanel, evidenzia una forte sofferenza da parte di prodotti come patate e brassicacee che hanno perso oltre il 10% a valore nell’ultimo anno. Viceversa categorie come piccoli frutti, fragole e mango hanno registrato crescite considerevoli sia a volume che a valore.
I dati della ricerca, riferiti ai dodici mesi precedenti a maggio 2015, hanno identificato tra i prodotti con i trend più galoppanti in termini di vendite zucche, kale, zenzero, pak choi e melagrane che hanno superato tutti oltre il 15% di crescita.


I primi prodotti a valore
La mela da consumo fresco (846,1 milioni di sterline) ha rappresentato il primo prodotto venduto in Uk a valore sull’anno preso in esame, in crescita rispetto al periodo precedente grazie ad azioni di marketing dell’industria focalizzate sulle produzioni locali, iniziative supportate dalla Gdo. Segue l’uva da tavola (763,7 milioni di sterline) che ha registrato un’ottima crescita (+7,2%). Per questo prodotto, oltre che per le mele, l’Italia potrebbe godere di ampi spazi di miglioramento in quanto, fatto 100 il totale importato dal Regno Unito di uva, l’Italia ne fornisce solamente il 4% (elaborazioni Monitor F&V Agroter su dati Eurostat). Nella classifica troviamo poi pomodori e banane che hanno registrato cali a valore. Il crollo più importante tra i top 10 prodotti l’hanno però evidenziato lepatate con il -14,8% e le patate novelle (-13,4%) seguite dai peperoni, -12%. (fonte: Ice)

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