L’ITALIA ESPORTA NEI PAESI TERZI AGROFARMACI VIETATI NELLA UE. ATTENTI ALL’EFFETTO BOOMERANG SULLE IMPORTAZIONI

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di Gualtiero Roveda*

Il dossier de Il Salvagente, introdotto dall’evocativo titolo di copertina “Pirati dai Caraibi”, evidenzia la presenza di pesticidi vietati in UE su ananas, avocado e mango, di provenienza sudamericana, venduti nei supermercati del nostro Paese. L’indagine ha coinvolto 20 campioni di frutta, prelevati in sei catene distributive nazionali e sottoposti a un’analisi multiresiduale presso un laboratorio accreditato.
Il taglio dell’articolo è volto a colpire l’attenzione del lettore e a creare un impatto emotivo su una questione che, effettivamente, merita di essere approfondita e dibattuta. La domanda di fondo che l’autore del dossier pone è la seguente: è corretto esportare nei Paesi extraeuropei sostanze messe al bando nella Ue, perché potenzialmente cancerogene o nocive per l’ambiente? La risposta pone non solo problemi etici, ma anche pratici e di diretto interesse per i consumatori europei, in quanto le stesse molecole tossiche possono tornare sui nostri piatti attraverso i prodotti d’importazione. La questione è di natura strettamente politica e deve essere valutata sia dal legislatore europeo sia da quello nazionale con scrupolosa attenzione, in quanto riguarda la tutela della salute, dell’ambiente e della concorrenza. L’utilizzo di pesticidi vietati può dare, infatti, un vantaggio competitivo agli agricoltori dei paesi in cui ne è consentito l’uso.
La ONG britannica Public Eye, che con Greenpeace ha analizzato i dati delle sostanze messe al bando nella UE ed esportate nei paesi extraeuropei, da anni denuncia il problema. Nel 2018, l’Italia ha approvato l’esportazione di oltre 9.000 tonnellate di pesticidi vietati nell’UE, diventando il secondo maggior esportatore di fitofarmaci banditi in Europa. Al primo posto c’era il Regno Unito, che dopo la Brexit ha lasciato il mercato unico. Oggi, quindi, l’Italia è il primo esportatore europeo di agrofarmaci vietati per i loro potenziali rischi per la salute dei consumatori e degli agricoltori.

IMPORTATORI E GDO

L’articolo, per suscitare interesse e colpire l’opinione pubblica, ha però il limite di aver trascurato di evidenziare convenientemente un aspetto non certo secondario del fenomeno analizzato e cioè che gli importatori e la GDO, coinvolti nell’indagine, sono risultati assolutamente osservanti delle disposizioni in vigore, poiché tutti i prodotti importati ed esaminati erano rispettosi dei limiti di legge imposti dai decreti ministeriali e conseguentemente considerati sicuri per la salute dei consumatori. I prodotti non hanno evidenziato irregolarità, in quanto è possibile, nel rispetto dei limiti, importare prodotti agricoli coltivati con l’utilizzo di presidi fitosanitari pur vietati per le colture in ambito UE.

L’ART. 5 LETT. H) L. N. 283/1962

In Italia la fattispecie di commercio di sostanze alimentari contenenti residui di prodotti usati in agricoltura, tossici per l’uomo, è disciplinata dall’art. 5 lett. h) della L. 283/62. Il principio di fondo che regola la materia stabilisce che i partecipanti alla catena alimentare (produttori, grossisti, operatori commerciali, addetti al controllo) devono offrire prodotti di qualità, rivestendo una responsabilità primaria in ordine alla sicurezza degli alimenti.
Dagli orientamenti della Cassazione emerge la tendenza a ritenere responsabili tutti coloro che, nel ciclo produttivo e nella dinamica della commercializzazione, concorrono all’immissione dei prodotti alimentari al consumo, in quanto hanno il “dovere di porre in vendita il prodotto alimentare sfuso in conformità alle prescrizioni di legge”. Il commerciante è, però, esente da colpa nel caso in cui il prodotto sia ricevuto e commercializzato in confezione originale, sempre che questi non sia a conoscenza della violazione e la confezione non presenti segni di alterazione. Questa esimente, tuttavia, non opera per gli importatori. Questi ultimi hanno, infatti, un obbligo ben preciso: quello di sottoporre o far sottoporre agli opportuni “controlli” le sostanze alimentari che si accingono a importare, onde verificare la conformità alle prescrizioni della normativa nazionale.

* avvocato, giornalista pubblicista

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