L’EXPORT AGROALIMENTARE VOLA NEI PRIMI 5 MESI DELL’ANNO

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Tra inasprimento dei dazi, ritorno al protezionismo, accordi di libero scambio non ratificati e la Brexit alle porte, l’export agroalimentare dell’Italia, nei primi 5 mesi del 2018, ha continuato a correre mettendo a segno un +3,5% rispetto all’anno precedente (gennaio-maggio su stesso periodo 2017 a valore). Lo riporta Agrifood Monitor.

“Non dobbiamo però farci ingannare, dato che al momento ci troviamo ancora in una fase di minacce più che di veri ostacoli che possono oscurare lo scenario futuro”, ritiene Denis Pantini, responsabile area agro-alimentare di Nomisma.

In effetti, andando ad analizzare la crescita dell’export italiano per singolo mercato di destinazione, si evince come in molti di quelli oggi sotto osservazione per i rischi citati sopra, le esportazioni agroalimentari del nostro paese stanno correndo più di quelle dei concorrenti. Se negli USA le importazioni totali di prodotti agroalimentari hanno fatto registrare (a valore) un calo del 4% nel periodo analizzato, quelle dal nostro Paese sono invece cresciute del 4,5%. Trend analogo in Canada: a fronte di una riduzione dell’import agroalimentare complessivo del 6,8%, quello di prodotti italiani è aumentato del 4%.
Venendo in Europa si registra un incremento dell’import agroalimentare dall’Italia del 2,6% nel Regno Unito (rispetto ad un -2,4% a livello totale) mentre in Germania le importazioni dall’Italia sono cresciute del 5,8%. Infine il Giappone, con il quale si è appena chiuso l’Accordo di Partenariato Economico (Jefta) dove anche in questo caso l’import agroalimentare dal nostro Paese è cresciuto drll’1,6% contro una riduzione complessiva del 5,3%.

In buona sostanza “un’Italia in netta controtendenza che fa meglio del mercato, per usare un termine tanto caro ai trader di Borsa, e che invita a valutare con attenzione i possibili impatti per il settore agroalimentare italiano che potrebbero derivare da una riduzione della spinta propulsiva che il commercio internazionale ha impresso alla crescita delle nostre imprese”, conclude Pantini.
Spinta propulsiva che, in una comparazione tra top exporter in questa prima parte dell’anno, sta ponendo l’Italia al di sopra di tutti, eccezion fatta per la Francia che ci supera per pochi decimali in termini di crescita nell’export.

Merito anche dei buoni risultati registrati al di fuori dei mercati tradizionali dell’Europa Occidentale o del Nord America come nel caso del Messico (dove l’export agroalimentare italiano cresce del 23%), della Corea del Sud (+20%), della Romania (+13%) o della Polonia (+8%), dove negli ultimi cinque anni le importazioni di food&beverage dal nostro Paese sono aumentate del 46%, grazie anche ad un consumatore locale che ha potuto godere di un maggior livello di benessere e che in prospettiva dovrebbe veder crescere ancora i propri redditi (+18% le previsioni di aumento del PIL pro-capite in Polonia nel prossimo quinquennio).

Ed è proprio in relazione a queste performance e al ruolo fondamentale dell’export per la sostenibilità economica delle nostre imprese agroalimentari che la valutazione delle opportunità esistenti nonché dei possibili impatti derivanti dalle diverse minacce che si prospettano all’orizzonte dello scenario di mercato saranno i due temi di approfondimento che il Forum Agrifood Monitor 2018 affronterà il prossimo 28 settembre. Il Forum sarà occasione per esaminare i possibili effetti derivanti dalla Brexit sul sistema agroalimentare italiano e per analizzare il posizionamento, reputazione e percezione che il food&beverage detiene presso il consumatore polacco.

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