È in fase di chiusura il numero 1/2018 di Corriere Ortofrutticolo che sarà distribuito in anteprima a Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana alla Reggia di Caserta il prossimo 19 gennaio (leggi news), ampiamente dedicato alla presentazione degli undici imprenditori e manager scelti come Protagonisti del settore. Nel numero di dicembre 2017, ancora in fase di distribuzione, la rivista presenta un’ampia analisi del 2017 del nostro direttore editoriale Antonio Felice. Eccola nei principali argomenti.
PANORAMA INTERNAZIONALE
È proseguito decisamente il mega-trend della globalizzazione, che coinvolge tutto e tutti, e nel quale è emerso come elemento di instabilità l’arrivo del tycoon Donald Trump nella stanza dei bottoni della Casa Bianca. La nazione che ha guidato il mondo dopo la seconda guerra mondiale guarda di più a sé stessa che nel passato oppure vuole imporre sé stessa senza andare troppo per il sottile. L’Europa non ha molto peso nella sua politica estera che, al di qua dell’Atlantico, non va oltre un rapporto privilegiato con i ‘cugini’ inglesi. La trattativa sui rapporti commerciali USA-UE, che avrebbe avuto ripercussioni anche sull’ortofrutta, è bloccata e forse sepolta.
Se guardiamo a Est, ai rapporti con la Russia, tutto è rimasto come prima: è stato un altro anno di stop alle esportazioni di ortofrutta, con la conferma delle sanzioni da una parte (Bruxelles) e dall’altra (Mosca), e conseguenti danni all’export europeo e italiano, con ripercussioni negative sul mercato mondiale dei prodotti freschi. Se l’Unione Europea ha lanciato segnali di attenzione, ritoccando i sostegni e approvando un regolamento Omnibus che promuove l’aggregazione, il panorama internazionale ha mostrato un calo di flussi e di interesse verso l’area nordafricana e medio-orientale, una tendenza commerciale positiva verso alcuni Paesi dell’America Latina ma, soprattutto, ciò che emerso maggiormente è l’Asia con la Cina in testa, mercati lontani per le produzioni italiane ma che promettono grandi opportunità.
L’Italia ha ottenuto il via libera all’export di agrumi in Cina, grazie alla leva, finalmente sfruttata, degli accordi bilaterali, dove arriviamo con anni di ritardo su Paesi come il Cile e dopo Polonia, Belgio e Spagna. Fiere come Asia Fruit Logistica hanno confermato che l’Asia mostra davvero una crescita senza limiti, assorbendo quantitativi sempre maggiori di ortofrutta proveniente da altri continenti. Per l’Europa, e l’Italia in particolare, la sfida del mercato cinese ha anche un altro aspetto oltre alla definizione di accordi bilaterali prodotto per prodotto: il fattore logistico. Qui qualcosa di davvero interessante si è mosso nel corso del 2017 e riguarda le alternative alle grandi navi portacontainer che ormai possono attraccare anche nel Mediterraneo. Ha fatto passi avanti la nuova via della seta ferroviaria, una grande avventura che ricorda i tempi eroici delle ferrovie americane alla conquista del West. Anche adesso si può parlare di una conquista del West, ma da parte dei cinesi: il beneficio è che i treni tornano anche indietro e in un futuro prossimo potranno trasportare ortofrutta dall’Italia alle metropoli cinesi in 18-22 giorni contro i 40-45 delle navi portacontanier, come ha dimostrato il primo treno merci diretto Italia-Cina partito da Pavia il 28 novembre con destinazione Chengdu dopo aver attraversato Polonia, Bielorussia, Russia e Kazakistan. L’utilizzo del mezzo per l’ortofrutta dipende dall’applicazione su vasta scala di un appropriato sistema di alimentazione dei container-frigo che non sia troppo costoso e non costringa a troppe fermate lungo il percorso.
L’anno è stato ricchissimo di iniziative di singole imprese italiane volte ad incrementare i propri flussi di esportazione verso mercati lontani, asiatici in testa. C’è da chiedersi però se non siano da incrementare le iniziative sul fronte europeo, dove continuiamo ad avere quote di mercato basse brillando con pochi prodotti e in alcune nicchie di mercato. Lo strapotere spagnolo in Europa è la conseguenza di una maggiore organizzazione e compattezza del sistema ortofrutticolo iberico, di un più stretto collegamento tra produzione ed esportazione. Ma non c’è solo la Spagna a superarci in Europa e questo forse è il dato più preoccupante. E perché? Un elemento non secondario è che da molti anni ormai per i grandi operatori privati dell’ortofrutta è più facile guadagnare con le importazioni che con le esportazioni. Esportare di più presuppone una precisa volontà e un impegno forte a superare elementi di svantaggio rispetto ai Paesi competitor e dunque a vincere meccanismi di mercato difficili da scardinare. Mantenere la produzione italiana ovvero la produzione dei distretti ortofrutticoli italiani obbliga comunque a esportare di più. Rispondere alle esigenze della GDO nazionale importando prodotti di contro-stagione, frutta esotica (consumi in crescita anche nel 2017) o prodotti di stagione a prezzi più competitivi del prodotto italiano è più facile ma meno funzionale alla crescita del settore in Italia.
POLITICA DI SETTORE
Mai come nel 2017 si è parlato di un ‘piano strategico di settore’. Marco Salvi ha lanciato il sasso nello stagno all’assemblea di primavera di Fruitimprese e a cavallo dell’estate il discorso è stato ripreso con determinazione dall’Unione Italia Ortofrutta. Il ministero dell’Agricoltura a fine anno ha convocato un ‘tavolo nazionale ortofrutticolo’ per gettare le basi di una strategia. Che sia fumo o arrosto? Sarà ‘arrosto’ solo se le imprese, private, cooperative, aggregazioni di imprese e loro rappresentanze saranno d’accordo tra loro su alcuni punti essenziali a partire dal Catasto ortofrutticolo nazionale da costituire e tenere aggiornato come strumento di base per collegare più efficacemente produzione e mercato. Interessante e positivo, in ogni caso, che uno ’spirito d’intesa’ si stia diffondendo tra le rappresentanze, come si è potuto notare sin dalla Fruit Logistica di Berlino, a febbraio. Una premessa importante è stabilire chi fa che cosa, in particolare dove cade il pallino del coordinamento.
La questione fieristica italiana, tema spinoso fino a maggio, si è chiarita alle fine: Macfrut è la fiera nazionale di filiera e prova a rendere il maggior numero di servizi alle imprese; Milano conferma la sua vocazione per il food cercando di esaltare il collegamento tra food e fresh e quindi cercando una più importante collocazione dell’ortofrutta dentro il sistema agro-alimentare e alimentare. Due visioni diverse, che possono coabitare.
PRODUZIONE E TENDENZE
Un dato importante, forse il più importante, è che nel 2017 l’Italia in generale ha prodotto di meno. Le gelate di inizio d’anno e poi primaverili, la siccità estiva hanno danneggiato molti raccolti, dagli ortaggi alle mele (-30%, con punte di oltre il 50% in alcune zone vocate) e infine anche il kiwi ne ha risentito e gli agrumi, che riportano calibri inferiori alla media a causa della prolungata siccità. Ciò ha agevolato le importazioni e ridotto le esportazioni che, fortunatamente, hanno tuttavia spuntato prezzi superiori alle annate precedenti.
L’anno ha messo in evidenza tendenze importanti. Proprio a Milano a maggio si è approfondito per la prima volta il tema della ‘rivoluzione vegetale’. Ritenuti da sempre un cibo povero, gli ortaggi oggi sono quanto mai di tendenza. Entrano in tutti i menù e in combinazioni nuove di quarta e quinta gamma, oltre che nel settore dei succhi, delle spremute, dei frullati e delle bevande in generale. Gli utilizzi delle verdure nell’industria e in cucina sono sempre più importanti e creativi. Persino alcune aziende del settore carni si sono gettate sugli ortaggi con prodotti vegetariani e vegani. I consumi vanno in questa nuova direzione. Le verdure, in prospettiva, possono diventare un competitor della stessa frutta.
La frutta estiva ha mostrato ancora una volta tutta la sua debolezza commerciale: prezzi ancora sotto i costi di produzione per pesche e nettarine. Esperti e imprenditori si sono interrogati su come far uscire da una crisi strutturale il settore senza però trovare una soluzione, anche se la soluzione non può uscire dal binomio programmazione-innovazione. Bisogna vedere a quale prezzo in termini quantitativi per un Paese grande produttore.
Bene ancora una volta il biologico, dove l’Italia è il primo esportatore europeo con interessanti margini di crescita, in particolare negli Stati Uniti (primo mercato di consumo) e in Cina. Non è facile esportare mele italiane negli States ma lo spazio per le mele bio c’è eccome.
LE AZIENDE
A livello di singole aziende va sottolineato il recupero di competitività del gruppo Orsero dopo la ristrutturazione e, per quanto riguarda il mondo cooperativo, l’avvio dell’integrazione tra i consorzi Melinda e La Trentina. Un uomo della cooperazione, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit (realtà in continua espansione), ha ricevuto l’Oscar dell’Ortofrutta 2017. L’aggregazione tra aziende produttive è stato un tema di forte attualità e le iniziative in proposito sono state numerose, soprattutto al Sud e non di rado con il coinvolgendo di aziende del Nord.
DISTRIBUZIONE E MERCATI
La grande distribuzione italiana si è confermata efficiente nel perseguire i propri interessi ma non c’è un solo gruppo che sia cresciuto al punto di essere in grado di competere a livello internazionale. Al contrario crescono le presenze dei distributori stranieri e cresce anche l’efficienza di catene estere che negli anni precedenti avevano mostrato perdite di quote di mercato. La concorrenza nel settore distributivo è così diventata fortissima, a tutti i livelli, a partire dai discount, un segmento sempre più affollato. Esselunga è rimasta italiana per ferma convinzione degli eredi di Bernardo Caprotti. Sono approdati in Piemonte i francesi di Grand Frais (Banco Alimentare) con i primi due punti vendita italiani. Aldi dal quartier generale di Verona ha gettato le basi per essere operativa in Italia. Ma la competizione riguarda anche e forse soprattutto le nuove modalità distributive, a partire dall’e-commerce, che si è diffuso molto nel 2017, e che rappresenta un rompicapo per i manager della catene.
In un sistema commerciale e distributivo in ebollizione si sono mossi anche i Mercati all’ingrosso con un più stretto collegamento tra loro, iniziative comuni, soprattutto grazie al dinamismo della Rete d’Imprese Italmercati. I manager dei Centri agro-alimentari sono sempre più convinti della funzione logistica dei Mercati e di stringere rapporti con la GDO, nello stesso tempo il rapporto tra enti gestori e grossisti è un tema non più eludibile. I Mercati non hanno perso ruolo e attività nel 2017 grazie soprattutto alle aziende grossiste più dinamiche.