I primati dell’agroalimentare veneto fanno gola al malaffare. I fenomeni illegali non risparmiano le filiere del sistema regionale proprio per le ottime perfomance del comparto che rappresentano una ricchezza, terreno fertile per gli interessi illeciti.
Nel secondo rapporto stilato dall’Osservatorio Agromafie – Fondazione promossa da Coldiretti – con il contributo della Regione del Veneto e presentato nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Verona, emerge un quadro che evidenzia come il settore agricolo in Veneto cresce e genera occupazione (+11% di occupati nel settore) in controtendenza rispetto all’andamento complessivo della Regione, pressoché stabile (-0,2%).
Ad aprire i lavori il presidente di Coldiretti Veneto, Carlo Salvan che ha detto: “è fondamentale conoscere le criticità che possono toccare l’agroalimentare sotto il profilo delle illegalità e della criminalità. Altrettanto importante è però prevenire le condizioni che possono esporre le aziende agricole a questi fenomeni. È necessario quindi garantire l’equa distribuzione del valore sugli attori della filiera, a partire dal produttore, e creare politiche attive che consentano alle imprese di non trovarsi in difficoltà ad esempio nel reperimento della manodopera, che spesso è straniera e senza possibilità di trovare banalmente un alloggio in cui abitare”.
Nel portare i saluti alla platea, il sindaco del comune di Verona, Damiano Tommasi, ha affermato che “ospitare a Verona i risultati di questo studio e monitoraggio è per noi un ulteriore segno di responsabilità. Siamo tra le province del Veneto con maggiore impatto sul circuito dell’agroalimentare, ed inoltre un importante luogo di transito, la porta verso il nord Europa. Dobbiamo porre grande attenzione e saper focalizzare con una lente d’ingrandimento tutti i fenomeni dell’illegalità, delle mafie e della criminalità organizzata. Come istituzione pubblica è nostra volontà incentivare la prevenzione, al di là della sensibilizzazione, e vogliamo farlo coinvolgendo gli operatori del settore, le aziende, i lavoratori e le lavoratrici. Attraverso l’affiancamento delle associazioni di categoria nella formazione e nella costante allerta”.
“Per noi – ha proseguito Tommasi – quello di oggi deve essere anche un momento di riflessione in merito al tema della regolarizzazione dei contratti di lavoro, perché spesso e volentieri sono gli ambiti che soffrono delle maggiori criticità ad essere esposti alle infiltrazioni della malavita. C’è da considerare il tema della manodopera e della sua della precarietà, ma anche quello del cambiamento climatico, che induce le aziende in situazioni di fragilità. Aziende che invece hanno bisogno di un sistema di istituzioni compatto e unito assieme alle Forze dell’Ordine che devono essere un punto di riferimento. Ben vengano anche questi eventi, soprattutto in un luogo come questo, l’Università, qualificato e con numeri alla mano per dare oggettività ad un fenomeno che non possiamo più derubricare come appartenente solo ad altri”.
Con oltre 82mila le imprese agricole censite nella Regione, il 7%del totale nazionale, il settore agricolo genera un fatturato di oltre 6 miliardi di euro in aumento dell’8% nell’ultimo quinquennio. Un ruolo cruciale è assunto dalle attività connesse con la Regione Veneto che si colloca al 5° posto in Italia con 5.698 aziende, subito dopo la Toscana al primo posto (7.624), la Lombardia (6.347), il Trentino Alto-Adige (6.203) e l’Emilia-Romagna (5.725). Tra le principali attività al primo posto l’attività agrituristica con 1.454 realtà dislocate sul territorio regionale. Inoltre, con 9 miliardi di prodotti agroalimentari regionali destinati sui mercati internazionali, l’export regionale contribuisce ad alimentare i buoni risultati raggiunti dal cibo italiano sulle tavole di tutto il mondo. Le performance della Regione coprono il 14% dell’export agroalimentare complessivo italiano, che nel 2022 ha raggiunto il record storico di 61 miliardi di euro.
A tal proposito, è intervenuto Alberto Zannol, a capo della Direzione Agroalimentare della Regione Veneto: “purtroppo il Veneto, con le sue 67mila imprese agricole professionali, è un parco di divertimenti per coloro che sono orientati a comportamenti illeciti nell’ambito del reperimento di manodopera. Quando si parla di illegalità si parla anche di concorrenza sleale in cui vengono coinvolti sia gli imprenditori che i consumatori che non vengono messi nelle condizioni di capire il valore effettivo del prodotto agroalimentare di qualità”. “La Regione Veneto – ha proseguito Zannol – ha inserito tra i criteri di assegnazione dei contributi per lo Sviluppo Rurale quello dell’adesione da parte dell’azienda agricola alla rete di lavoro agricolo di qualità. Si tratta di un primo segnale per aumentare la cultura della legalità in ambito imprenditoriale agricolo”.
Come quello precedente, il dossier è frutto di un lavoro collettivo, messo in campo da un tavolo cui hanno partecipato attivamente l’ex Ispettorato Interregionale del lavoro del Nord-Est, i carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare, il nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Nord-est, oltre ai dirigenti della Coldiretti regionale e dell’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza.
Il fenomeno del caporalato anche in Veneto
Stefano Liberti, giornalista e scrittore, ne ha seguito la stesura. “Con questo dossier abbiamo inteso fare una fotografia delle criticità legate al fenomeno del caporalato in Veneto dove ormai è radicata una forma di intermediazione illecita attraverso cooperative che forniscono manodopera a basso costo alle aziende. L’attività agricola si distingue dalle altre per la flessibilità necessaria nel reperimento dei lavoratori che dà maggiori possibilità di inserimento da parte delle cooperative anche a causa della carenza di servizi adeguati da parte delle istituzioni. Per questo è ulteriormente fondamentale l’incontro tra imprese datoriali e istituzioni come l’università di Verona, capofila del progetto FARm (Filiera Agricoltura Responsabile) che intende prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo e il caporalato in agricoltura nelle Regioni del Veneto e della Lombardia e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano”.
Nel dossier sono stati affrontati temi importanti quali le nuove forme di caporalato ma anche il tema delle pratiche commerciali sleali con il ruolo di vigilanza dell’ICQRF, delle indebite appropriazioni di fondi comunitari, fino alle pratiche commerciali sleali. Il volume racchiude inoltre il punto di vista dei cittadini, delle imprese, delle istituzioni sulla percezione del malaffare nel comparto agroalimentare. Un business che in Italia vale 24,5 miliardi di euro con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale.
In chiusura, Francesco Greco, già Procuratore di Milano e Responsabile del Progetto Europa della Fondazione Osservatorio Agromafie, ha osservato come “l’Osservatorio sia stata una grande intuizione di Coldiretti, unica associazione di categoria ad essersi posta la questione della legalità nel settore agroalimentare”. “La principale difesa che la società possa mettere in atto – ha detto – non è la repressione, bensì la prevenzione. L’unico modo per contrastare il radicamento ormai in atto anche a Verona delle associazioni malavitose, è quello di monitorare i flussi di denaro generati per esempio dalle frodi alimentari che nel 2023 in Europa sono aumentate del 46%”. “In Ue – ha concluso – il fatturato della criminalità organizzata è stato stimato in 140 miliardi di euro, l’1,1% dell Pil, mentre i costi della corruzione arrivano a circa 120 miliardi. Per arginare un fenomeno di tale portata è necessario un coordinamento solido tra tutte le istituzioni coinvolte. Ed è ciò che fa l’Osservatorio”.