LA SICILIA SI AGGREGA: CREATA LA PRIMA AOP DELL’ISOLA

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Si sono prese il tempo necessario per rodare un’alleanza commerciale che ha già dato ottimi risultati. Poi la decisione di mettere insieme le forze diventando così una realtà produttiva dal maggiore impatto sul mercato. Per due Op con base in Sicilia è così cominciata una nuova avventura. Parliamo dell’Abiomed con sede a Ragusa e della Opi Sicula con sede a Carlentini (Siracusa), che hanno deciso di unire le loro forze per costituire la prima Aop, associazione di organizzazioni di produttori, dell’Isola.

La prima organizzazione oggi conta 434 produttori, di cui 273 soci diretti, presenti in 6 province siciliane ma per lo più concentrati in quella di Ragusa con 2.200 ettari di superficie coltivata; la seconda, 84 soci, di cui 70 sono aziende e 14 società di produttori agricoli, per una superficie coltivata di circa 745 ettari.
Il nuovo sodalizio che recentemente ha ottenuto il riconoscimento della Regione è stato chiamato “Aop Val di Noto”, conta così su una superficie coltivata di 3.000 ettari gestiti da 500 produttori e al momento sviluppa un fatturato che supera 170 milioni di euro. Si tratta di un’unione che è destinata a durare nel tempo perché basata su solide basi grazie alla piena sintonia tra i gruppi dirigenti e la fattiva collaborazione dei reparti amministrativi delle due Op.

“La scelta di costituire l’associazione di Op nasce dalla consapevolezza di doversi presentare sul mercato con un’offerta ampia, la più variegata e completa possibile”, esordisce Luciano Caruso, presidente della Val Noto che aveva già ricoperto incarichi direttivi in Abiomed. “Del resto – prosegue il manager – è quello che già facevamo prima della sua costituzione: sotto il marchio Naturosa, la Op Abiomed di Ragusa ha commercializzato non solo pomodoro e altri ortaggi prodotti dai propri soci nel Sud-Est della Sicilia ma anche una parte della frutta (uva, arance, limoni, susine, pesche, kaki e melagrane) prodotta dai soci di Opi Sicula e lavorata nello stabilimento di Pedagaggi, frazione di Carlentini nel Siracusano.
“Siamo ormai consapevoli che nell’ortofrutta la concentrazione dell’offerta rappresenta una delle strategie cruciali per migliorare il potere contrattuale all’interno della filiera e che solo così possiamo realizzare le necessarie economie di scala. È sempre più necessario presentarsi con una forza commerciale e produttiva maggiore soprattutto nel confronto con la distribuzione organizzata”, aggiunge Caruso.
Ma c’è anche un’altra ragione. E fa riferimento all’obbligo valido per il periodo di programmazione 2025-2031 di destinare almeno il 2 per cento del fondo di esercizio (i contributi Ue previsti nell’ambito dell’Ocm Ortofrutta) a ricerca e sviluppo. Tradotto in soldoni significano 3 milioni di euro che è meglio spendere con una visione comune e più ampia. Proseguendo nelle collaborazioni con l’Università di Palermo che la Op Abiomed ha già attivato nel corso degli ultimi anni.
La nuova Aop, dunque, mira a incrementare quantitativamente la produzione, ma anche a migliorarne la qualità grazie alla ricerca svolta al proprio interno ovvero presso le aziende associate. Sperimentazioni, dimostrazioni, trasferimento in campo di innovazioni con l’obiettivo di offrire ai soci servizi avanzati come la supervisione sulle gestioni aziendali, l’assistenza tecnica e il controllo qualità.

L’obiettivo: fatturato a 1 miliardo entro sette anni

Nel programma operativo della Val di Noto presentato alla Regione finalizzato ad ottenere il riconoscimento e l’assegnazione del fondo di esercizio un obiettivo ambizioso: raggiungere un fatturato complessivo di 1 miliardo di euro nei prossimi sette anni, facendo leva su una produzione ortofrutticola sempre più qualificata e rispondente agli standard della Gdo e dei mercati all’ingrosso internazionali.
Essere riusciti nella costituzione dell’associazione di Op, pur essendo un traguardo non da poco e che potrà fare da apripista per altre realtà siciliane, è il primo passo per affrontare le grandi sfide del mercato che ultimamente ha messo a dura prova soprattutto le realtà produttive più piccole. “Dall’unione delle due Op nasce un interlocutore più forte che può contare su una dozzina di centri di condizionamento e confezionamento e su una gamma di produzioni così ampia da soddisfare sempre meglio il nostro canale di sbocco principale che è rappresentato dai mercati all’ingrosso. Ma contiamo anche di migliorare il rapporto con i buyers della grande distribuzione. Uno sbocco che rappresenta ancora una fetta minoritaria del nostro business anche se è in rapida crescita”, riferisce Caruso.

Il dramma siccità, le risorse idriche inadeguate e la mancata visione politica

Caruso è ottimista ma perfettamente consapevole che il comparto ortofrutticolo ha di fronte sfide importanti e vive congiunture non favorevoli. Pesa la riduzione dei consumi, l’aumento dei costi di produzione e la concorrenza delle produzioni realizzate nei paesi del Maghreb anche da aziende europee. Un mix esplosivo che ha messo a nudo la crisi strutturale del comparto acuita in Sicilia dall’andamento climatico disastroso in cui la siccit e la mancanza di riserve idriche rende praticamente impossibile un’agricoltura intensiva basata sulla produzione di ortofrutta di qualità. Caruso poi sfoga tutta la sua amarezza: “La totale assenza di visione da parte della classe politica degli ultimi decenni ci ha portato quasi a un punto di non ritorno: in Sicilia abbiamo numerosi invasi artificiali che potenzialmente sarebbero in grado di accumulare riserve abbondanti durante gli anni piovosi. Riserve da destinare poi all’agricoltura nei periodi siccitosi. Peccato che quasi tutte le dighe, una volta ultimate, non siano state mai sottoposte ai collaudi finali, nonostante siano passati diversi decenni. Per motivi di sicurezza non possono essere riempite fino alla loro massima capacità e abbiamo visto come spesso l’acqua non venga trattenuta e vada a finire in mare. Per non parlare poi delle reti di distribuzione, veri colabrodi…”.

Angela Sciortino

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