Un futuro promettente, nonostante le difficoltà e le tante sfide, per l’ingrosso ortofrutticolo: è quanto traspare dal’indagine condotta tra marzo e maggio, per conto di Fedagromercati-Confcommercio, da parte dell’agenzia Omnibus. La ricerca, presentata oggi in Confcommercio a Roma nella prima Giornata del Grossista organizzata con FedagroMercati, ha coinvolto il 25% circa di tutti gli operatori dei Mercati e dei Centri Agroalimentari italiani, per il 70% titolari di azienda, in rappresentanza di 12 regioni, le cui imprese hanno fatturati che oscillano tra i 3 e i 200 milioni di euro. Obiettivo: fornire una panoramica sull’assetto attuale della categoria, su problematiche, opportunità e prospettive.
A livello anagrafico, la fetta più significativa è quella dei grossisti con età tra i 51 e i 60 anni (29%), ma i giovani con meno di 40 anni sono nettamente più numerosi degli over 60 mentre i quarantenni rappresentano un quarto della categoria: un dato nel complesso confortante, che sembra garantire il futuro.
Dopo il boom di ingressi nella categoria degli anni ‘80 e primi anni ‘90, tuttavia, la ricerca sottolinea che “è venuto il momento di trovare leve in grado di favorire l’ingresso delle nuove generazioni”. E per il 42% degli interpellati, il ricambio generazionale è una priorità.
Le aziende grossiste, del resto, sono family company: ci sono aziende con 5, 6, 7 famigliari del titolare, una addirittura con 12. Le aziende che impiegano 4 membri della famiglia (15%) sono di più di quelle in cui il titolare non ha parenti in azienda (12%).
Per quanto riguarda i prodotti maggiormente trattati, gli agrumi guidano la classifica della categoria “frutta”, con un solido 34%, seguiti da pesche-drupacee (20%), mele (19%) uva (15%) e fragole (12%), mentre i pomodori (anche qui con il 34%) sono in testa tra gli ortaggi, davanti a zucchine (19%), insalate, peperoni e carciofi, rispettivamente con 17, 16 e 14%.
Origine dell’ortofrutta: quasi la metà della materia prima (49%) arriva dalla Sicilia, che precede la Puglia (21%). Dopo il Lazio (11%), percentuali sotto il 10% per Émilia Romagna, Campania e Veneto. Per l’estero, invece è la Spagna a farla da padrone (36% del totale proveniente da Oltralpe) con quantitativi, in termini assoluti, simili a quelli dell’Emilia Romagna. L’America Latina, comprendente anche con Costarica e Messico, è il secondo fornitore estero; solo terza l’Olanda.
I dettaglianti specializzati, sottolinea l’indagine di Omnibus, resistono come clienti-leader (28%), gli ambulanti faticano (17%), mentre crescono i rapporti con la DO (13%) e l’Horeca (8%).
La vendita rimane il servizio base di tutti gli operatori grossisti, ma nel tempo se ne sono aggiunti altri collegati come stoccaggio, selezione, vendita online, packaging personalizzati, prima trasformazione. Il 31% delle aziende, inoltre, dispone di un magazzino fuori mercato.
Con riferimento al trend, il 53% delle aziende del campione ha dichiarato di essere cresciuto dal 2019 al 2023; a queste si aggiunge un 16% di aziende in “crescita leggera”. Soffre, invece, il 9%.
Ma qual è il sentiment? Le parole proposte dall’indagine per dare una valutazione del presente dell’azienda erano: critico, modesto, positivo, buono, ottimo. Nessun imprenditore ha indicato un presente critico mentre il 15% ha definito ottima la situazione. Le aziende che hanno “etichettato” il presente buono o positivo raggiungono un significativo 65% del totale. Ed è emerso il desiderio di un rilancio del ruolo del grossista nella filiera e nei canali della distribuzione.
Per quanto riguarda le principali sfide del futuro, l’innovazione nei servizi ottiene il primo posto con il 30%; anche qualità, aumento della redditività e controllo dei costi sono considerati prioritari, così come la ricerca di nuovi canali commerciali. La grande maggioranza, peraltro, ha dato risposte che evidenziano come si guardi avanti con idee precise su quali siano le sfide da affrontare. L’ecommerce è considerato un’opportunità da un terzo degli operatori interpellati e il 23% ritiene ci sia la possibilità di recuperare quote sottratte dalla GDO.
I rapporti con gli enti gestori restano complessi: le risposte a questa domanda, tuttavia, differiscono molto da un Mercato all’altro. L’indicazione che emerge è la necessità di costruire un confronto migliore basato sulla collaborazione. Il 39% definisce comunque il rapporto buono o positivo. Le principali richieste ai gestori riguardano, in ordine decrescente, ammodernamento della struttura, servizi di logistica interna e informatizzazione. L’orario diurno e le politiche di promozione vengono prima della richiesta di energia sostenibile.
A proposito di orari, quelli più comuni, nei Mercati italiani, sono sempre nella fascia 2 di notte-7 del mattino e 3-9. C’è ancora chi lavora da mezzanotte, ma avanzano le novità: orario spezzato, orario diurno e h24.
Dalle risposte delle aziende grossiste sul loro futuro da qui a 5 anni emerge una generale e sorprendente positività: il 17% vede prospettive modeste e l’1% negative, il restante 82% vanno dall’ottimo al buono. Nella consapevolezza che serve, comunque, un salto di qualità, con meno aziende più strutturate, moderne, al passo con le richieste della filiera.
Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it