LA MOSSA DI WALMART E IL FUTURO DELL’ORTICOLTURA ITALIANA

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Mentre in Italia l’agricoltura verticale si sviluppa, attira capitali e investitori ma resta sospesa “a mezz’aria” a causa di un iter normativo tortuoso, ancora tutto da definire, dagli Stati Uniti arriva la notizia che apre uno squarcio sull’orticoltura del futuro: Walmart, la più importante catena distributiva al mondo, ha stretto una partnership a lungo termine con Plenty, società californiana specializzata in colture di vertical farm idroponico, per rifornire di insalate fresche i punti vendita della West Coast.

Minor consumo di suolo e di acqua, maggiore resa ed efficienza, disponibilità 12 mesi l’anno, shelf life più lunga, niente pesticidi: i pregi della coltura high-tech vengono in parte mitigati dagli elevati costi di produzione, destinati però a ridimensionarsi nel tempo. E il big della GDO a stelle e strisce ha messo le mani avanti anticipando la concorrenza.

Walmart è il primo a scommettere in modo significativo nel vertical farming, ma anche in Italia i grandi retailer hanno aperto una seria riflessione sul tema, stringendo collaborazioni e in alcuni casi commercializzando ortaggi di ultima generazione. La strada insomma sembra tracciata, con inevitabili ripercussioni anche da questa parte dell’oceano.

Vero che molto dipenderà da come sarà declinata la normativa (“È fondamentale non creare confusione sul tipo di prodotto, sugli standard qualitativi e sulle diciture in etichetta, siano esse claim o semplici diciture di legge”, ha detto alla collega Mariangela Latella il presidente di UIF IV Gamma Andrea Battagliola nell’intervista pubblicata la scorsa settimana).

Resta il fatto che la rivoluzione, per le colture idonee al vertical farming, è dietro l’angolo e coinvolgerà anche, e soprattutto, il modo di intendere la produzione. Perché coltivare senza strategie, senza programmazione, senza definire obiettivi precisi in termini di mercato diventerà impossibile.

Differenziare la materia prima rendendola riconoscibile dal consumatore, “tarare” le forniture sulle reali esigenze della domanda, farà la differenza tra chi potrà ottenere valore aggiunto e ritagliarsi una finestra di mercato e chi invece dovrà continuare a navigare a vista cercando di non affondare. Impresa difficilissima già oggi, con costi e utenze schizzati alle stelle.

A monte di tutto resta la qualità. Sulla carta pre-requisito, nei fatti, spesso, un’incognita. La risposta al vertical farming, ma anche alle sfide dell’agricoltura tradizionale e orizzontale, passa soprattutto e ancora, inevitabilmente, da qui.

Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnews.it

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